L’arte dell’ascolto: musica al lavoro. Recensione al libro

L’arte dell’ascolto: musica al lavoro

di Filippo Poletti

 

 

Recensione al libro

 

 

UN TESTO VIBRANTE COME LA MUSICA,

INTIMO COME LA LETTERATURA,

COMPARTECIPATO COME UN DIALOGO:

EMOZIONANTE COME IL VISSUTO

 

 

di Elisa Pedini

 

 

L’arte dell’ascolto: musica al lavoro scritto da Filippo Poletti, musicologo, giornalista e scrittore, è un testo decisamente coinvolgente, dove i poteri evocativi di musica e letteratura si uniscono alla forza impattante delle testimonianze di vita.

Poiché leggere quest’opera è stata per me un’esperienza profondamente compartecipata e commovente, passo senza indugi alla critica.

Innanzi tutto, tecnicamente il lavoro si mostra curato e approfondito, proposto con un linguaggio chiaro e spiegato in maniera semplice, introduce il lettore in un mondo altro: quello delle emozioni e del vissuto.

Esattamente, nell’introduzione, Filippo Poletti ci dice: «…(omissis)…se sommassimo le emozioni provate durante gli ascolti musicali (…) arriveremmo probabilmente a conteggiare più vite. Perché ogni ascolto vale una vita intera (…)».

Infatti, proprio di musica e di vita si parla in questo libro che è frutto di 25 anni di lavoro, composto da 120 interviste a grandi personaggi, alcuni, purtroppo, non più in vita.

Un’opera che è un sublime scrigno di esperienze ed emozioni. Nutrimento della mente e dell’anima. Magnifico!

Un «libro sonoro» lo definisce l’autore supportato da una playlist di 34 ore disponibile su Spotify che porta lo stesso titolo del testo.

Inoltre, L’arte dell’ascolto: musica al lavoro procede in maniera compatta e sistemica venendo suddiviso per aree tematiche in base al settore in cui gli intervistati operano: Arti e mestieri, Diritto ed economia, Scienze, Scrittura, Società, Spettacolo, Sport.

In questo senso, ho apprezzato molto questo modo di proporre il lavoro che non vincola il lettore a un indice rigoroso, quanto piuttosto a una lettura guidata da curiosità, preferenze e predisposizione interiori.

Ne consegue che i colori della musica, di cui l’autore ci parla nell’introduzione e che vi lascio scoprire da soli, si fondono a quelli dell’anima in un personalissimo arcobaleno.

Per contro, la lettura è guidata passo passo dagli ascolti citati ed evocati nelle interviste. Laddove le parole si fondono alle note e viceversa.

Così, il ritmo proprio interiore della lettura silenziosa si unisce a quello della musica, risultando in un’armonia emotiva unica. Sublime!

A tal riguardo, mi piace qui raccontarvi come ho approcciato e vissuto questo testo.

Esattamente, sono partita dalle mie passioni, per un verso. Per l’altro, dai personaggi che nella vita ho scelto come esempi e che, con mio sommo gaudio, ho ritrovato tra gli intervistati

Per esempio, una mia grande passione è il caffè. Per me, rappresenta un rituale, un momento mio che vivo in modo molto intenso.

Generalmente, coincide con una pausa che mi ritaglio e mi regalo. Mezzora in cui mi isolo dal mondo con la musica nelle orecchie, le pagine d’un buon libro e un aromatico caffè doppio che sorseggio lentamente, assaporandone gusto e retrogusto. Un rituale, appunto.

Ritengo sia comprensibile l’emozione che ho provato nello scoprire che Ernesto Illy amasse Mahler e Brahms, tra i miei autori preferiti.

Altresì, ritrovare le mie abitudini nelle parole di Andrea Pozzolini che sottolinea che «La musica, come il caffè, è composta da strati complessi che, presi insieme, creano un’esperienza unica e irripetibile. Esiste un parallelo tra la ritualità del caffè e l’ascolto attento della musica: entrambi richiedono un momento di pausa, di riflessione (…)» (Ctz. pg. 31)

In particolare, vi lascio intuire l’emozione nel leggere l’intervista a Rita Levi Montalcini, mio supremo idolo e riferimento come donna e come scienziata e nello scoprire dettagli che di lei non conoscevo; ma che ancor più forte me la fanno amare.

Ad esempio, che amava Schubert e in particolare, ci racconta, il tema del viaggio segnò particolarmente la sua vita.

Inoltre, il suo esaltare le emozioni e il potere consolatorio della musica che ella definiva «(…) l’elisir di tutte le fasi della vita» (Ctz. pg. 205).

In più, il leggere che amava i canti gregoriani, che, personalmente, trovo divini e Beethoven, riguardo cui dico solo che deriva il mio primo nome.

E ancora, l’emozione forte che mi ha colta nel leggere che la passione per Bach mi univa a lei; ma anche a un altro mio grande idolo: Piero Angela.

A riguardo del grande genio di Lipsia, Angela sottolinea: «Con le sue raffinate polifonie Johann Sebastian Bach è certamente tra gli autori più vicini alla razionalità della scienza. Non per nulla è uno dei musicisti che preferisco e che ho adottato per la sigla di Superquark con l’Aria sulla quarta corda (…)» (Ctz. pg. 231).

In conclusione, ritengo L’arte dell’ascolto: musica al lavoro un testo eccellente, di forti impatto emotivo e crescita interiore, che mi sento decisamente di consigliare.

 

 

 

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