Lucia di Lammermoor al Filarmonico: recensione alla prima

LUCIA DI LAMMERMOOR

di Gaetano Donizetti

 

APRE LA STAGIONE LIRICA 2020 DEL FILARMONICO DI VERONA

 

RECENSIONE ALLA PRIMA

 

 

GRANDISSIMO E MERITATO SUCCESSO DI PUBBLICO PER UN’ESIBIZIONE DI SUBLIME PREGIO

 

 

IN REPLICA DOMANI 28 GENNAIO ALLE ORE 19:00 (stesso cast)

GIOVEDÌ 30 GENNAIO ALLE ORE 20:00 (nuovo cast)

DOMENICA 2 FEBBRAIO ALLE ORE 15:30

 

 

 

di Elisa Pedini

 

 

 

La Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti è il primo titolo della stagione lirica del Filarmonico di Verona di quest’anno, nell’allestimento del Teatro Comuncale G. Verdi di Salerno.

Per la regia e costumi di Renzo Giacchieri, e Scene e projection design di Alfredo Troisi, questa Lucia di Lammermoor promette e mantiene un’atmosfera dal sapore gotico, trasportando lo spettatore nel vortice di tensioni e passioni squisitamente romantiche.

Uno spettacolo straordinario, sublime, che vado senza indugi a descrivervi.

Dal podio Andriy Yurkevych dirige un’opera compatta, che travolge e trascina il pubblico in quel turbinio di drammatici eventi e forti emozioni che sottendono l’intera opera.

Per quanto, la Lucia di Lammermoor sia un simbolo del Romanticismo italiano e non abbia conosciuto cedimenti da quel lontano 26 settembre 1835, quando, andò in scena per la prima volta al Real Teatro San Carlo di Napoli; quella di ieri è stata davvero di notevole pregio.

A questo punto, mi piace indulgere sulla straordinarietà del cast.

Una divina Ruth Iniesta ci porta in scena una Lucia, reale, vibrante, vera. Dispiega la sua voce in tutta la sua potenza di timbro, colore e volume. Trascende, incanta e coinvolge coi suoi sublimi virtuosismi. Il fraseggio è semplicemente perfetto. Si potrebbe trascrivere tutto, parola per parola.

Inoltre, tipico dell’artista sono il suo indiscusso personale e la sua presenza scenica, decisamente teatrali, che rendono il personaggio interpretato a tutto tondo.

Affiancata da un altrettanto straordinario Enea Scala, che ci regala un innamorato, forte, risoluto e coraggioso Sir Edgardo Ravenswood, dal timbro pieno e dal volume potente. Impeccabile anch’egli nel fraseggio. D’impatto la sua presenza scenica.

Il duetto Verranno a te sull’aure (Parte I, Atto I, Scena V) risulta semplicemente incantevole. Il crescendo fa vibrare l’anima.

Ne consegue, una più che meritata ovazione del pubblico.

Convincente anche il baritono Alberto Gazale, nel ruolo di Lord Enrico Ashton, fratello di Lucia, di cui rende bene tanto la determinazione, quanto l’arroganza.

Nel duetto Enrico e Lucia (Parte II, Scena II), con la sua voce calda dal timbro sicuro fa ben risaltare la violenza psicologica con cui vessa la disgraziata sorella.

Così, ella confida che ha già giusrato amore a un altro ed Enrico le porge la falsa lettera ricevuta da Normanno, interpretato in scena dal baritono Riccardo Rados.

Qui, mi piace aprire una parentesi sulla nota che Gaetano Donizetti appone relativamente allo scambio d’anelli e relativo giuramento che si scambiano Lucia ed Edgardo e cito:

«ne’ tempi a cui rimonta questo avvenimento, fu in Iscozia comune credenza, che il violatore di un giuramentofatto con certe cerimonie, soggiacesse in questa terra ad un’esemplare punizione celeste, quasi contemporaneaall’atto dello spergiuro. Perciò allora i giuramenti degli amanti, lungi dal riguardarsi come cosa di lieve peso,avevano per lo meno l’importanza di un contratto di nozze. ­ La più usitata di queste cerimonie era, che i dueamanti rompevano, e si partivano una moneta. Si è sostituito il cambio dell’anello, come più adatto alla scena».

Sublime Ruth Iniesta in Soffrivo nel pianto, cui risponde un altrettanto convincente Alberto Gazale con Un folle t’accese, un perfido amore.

La Stretta finale chiude la Scena II su una Lucia disperata e disperante.

Apre la Scena III l’arrivo di Raimondo Bidebent, cappellano calvinista, portato in scena da un ottimo Simon Lim, che ci regala la sua perla con l’Aria Al ben de’ tuoi qual vittima.

Nella Scena IV, si apre nella sala ornata per le nozze e per ricevere lo sposo, Lord Arturo Bucklaw, interpretato dal convincente tenore Enrico Zara, che ci regala una deliziosa Cavatina Per poco fra le tenebre.

Sublime l’entrata in scena d’Edgardo (Scena VI) e il Largo concertato insieme.

Tuttavia, è la cosiddetta e famosissima “scena della pazzia” che letteralmente travolge e sconvolge il pubblico. Introdotta dall’altrettanto famosa Aria di Raimondo Dalle stanze ove Lucia, che interrompe i festeggiamenti, interpretata in maniera molto intensa da Simon Lim.

Infatti un’incantevole, semplicemente eterna, Ruth Iniesta entra in scena, mentre sul fondo del palco colano rivoli di sangue. L’Aria Il dolce suono mi colpì di sua voce apre un’estasi di straordinaria perfezione. Impossibile descriverne l’incanto.

Semplicemente, divina. Superba. Lucia vive in tutto il suo romantico disperato amore, tipico delle sfortunate eroine romantiche.

La follia di Lucia si chiude con l’Aria Spargi d’amaro pianto e il pathos, il coinvolgimento, il sublime raggiungono l’apice ed è impossibile contenere la commozione.

Ovviamente, il pubblico impazzisce in uno scroscio di applausi quasi impossibile da fermare.

Completano il cast una deliziosa Lorrie Garcia nel ruolo di Alisa, dama di compagnia di Lucia e il sempre straordinario Coro dell’Arena di Verona.

In conclusione, una Lucia di Lammermoor straordinaria quella offerta dal Filarmonico

Questo identico cast sarà in scena nella replica di domani 28 gennaio, fatta eccezione per Edgardo che sarà interpretato da Pietro Adaini. Enea Scala tornerà a vestire i panni di Edgardo nella replica del 2 febbraio.

Dalla replica del 30 gennaio Lord Enrico sarà interpretato da Biagio Pizzuti e Lucia da Enkeleda Kamani.

 

 

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