Filarmonico Stagione Sinfonica: secondo concerto

Redazione Kainós Magazine®: comunicato stampa Fondazione Arena

 

 

2° CONCERTO DELLA STAGIONE SINFONICA 2020

DI FONDAZIONE ARENA AL TEATRO FILARMONICO

 

Capolavori dell’Ottocento di Mozart, Weber e Beethoven

 

VENERDÌ 7 FEBBRAIO 2020 – ORE 20:00

SABATO 8 FEBBRAIO 2020 – ORE 17:00

 

 

Venerdì 7 febbraio alle 20.00, con replica sabato 8 alle 17.00, Fondazione Arena propone il secondo appuntamento sinfonico che vede il ritorno sul podio del Teatro Filarmonico del giovane maestro tedesco Michael Balke.

Il programma comprende tre capolavori dell’Ottocento: la Missa in honorem Sanctissimae Trinitatis in do maggiore K 167, gemma poco conosciuta di Mozart che impegna orchestra e coro, l’Ouverture da Oberon di Weber, per terminare con la Sinfonia n. 2 in re maggiore, op. 36 di Beethoven.

La Missa in honorem Sanctissimae Trinitatis in do maggiore K 167 per coro e orchestra viene composta dal giovane Mozart nel giugno 1773, poco dopo il suo ultimo viaggio in Italia, mentre il compositore si trovava al servizio dell’arcivescovo di Salisburgo.

Questa messa è dotata di un imponente organico orchestrale e pur non costituendo un momento stilistico di particolare svolta, resta un punto di riferimento per tutta la successiva produzione mozartiana.

Il particolare studio richiesto apre un varco di sperimentazione tra le strutture della messa concertata e della brevis, in un momento di cui Mozart lavora per perfezionare il suo stile compositivo proprio per la scrittura di messe, e lo fa anche studiando attentamente lo stile di Michael Haydn, di cui si sente il forte influsso.

Si nota la totale assenza di parti per solisti: l’opera è interamente scritta per coro e orchestra, con una scrittura strumentale molto in evidenza, la cui carica emotiva contrasta fortemente con una scrittura corale in gran parte omofona.

Particolarmente efficace è l’effetto contrastante tra i passaggi quasi misteriosi dell’Incarnatus a cappella e la brusca transizione al Crucifixus, intercalato dal grido degli archi, che rievocano i drammatici eventi del Golgota.

Oberon è l’ultima delle opere di Weber e viene composta tra il 1825 e il 1826 su testo in lingua inglese e rappresentata il 12 aprile dello stesso anno sotto la direzione dell’autore, che morirà di tisi ancora giovanissimo due mesi dopo la prima esecuzione.

L’Ouverture qui proposta inizia con il celebre appello di tre suoni di corno in lontananza: è il corno di Oberon, re delle fate.

E così l’intera introduzione tratteggia il carattere fiabesco e cavalleresco dell’opera.

Il soggetto dell’Oberon si riconduceva ad una vena del Romanticismo fantastico assai cara al compositore.

La vicenda infatti narra di Oberon, re delle fate, che dopo una lite con la regina Titania giura di rifiutarsi all’amore finché non abbia incontrato fra gli uomini una coppia che dimostri autentica fedeltà.

Puck, il piccolo genio a lui devoto, gli indica il nobile e coraggioso duca Huon: a questi Oberon ordina di recarsi a Bagdad, dove dovrà entrare nel palazzo del califfo Harun al Rascid, uccidere la persona che troverà alla destra di lui e chiedere la mano di sua figlia Rezia. Huon e Rezia dovranno poi affrontare molti ostacoli e pericoli, ma la loro fedeltà saprà trionfare su tutto, grazie anche al corno magico che Oberon ha donato al Duca.

L’ouverture di Oberon riassume in sé tutta la vicenda, le situazioni, i personaggi, e tuttavia respira la vita autonoma dei grandi capolavori sinfonici, quanto e più delle altre due grandi ouverture weberiane, quella del Franco cacciatore e dell’Euryanthe, con le quali completa una triade di importanza capitale nella storia dell’ouverture tedesca.

Il concerto conclude con la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36, capolavoro iniziato da Beethoven nel 1800, la cui stesura si protrae fino al 1802. Viene presentata al pubblico l’anno successivo, il 5 aprile 1803 al teatro An der Wien sotto la direzione dallo stesso Beethoven.

La scrittura testimonia già la nuova concezione sinfonica del compositore: ampiezza, abbondanza di materiale tematico, capacità narrativa attraverso la dinamica del contrasto.

Si sente l’influenza delle ultime sinfonie di Mozart, sebbene Beethoven caratterizzi il componimento con una nota tutta personale spesso più vicina alla marcia, e tale carattere eroico verrà maggiormente ripreso nelle sinfonie successive.

Si tratta infatti di un periodo particolare per il compositore, quello della scoperta della malattia, e questo tormento si traduce in contrasti ritmici e melodici di grande intensità.

Torna sul podio, dopo l’ottima sinergia instaurata con l’Orchestra areniana in occasione della Salome di Strauss nel 2018, il giovane Michael Balke, direttore tedesco molto attivo in patria, negli Stati Uniti e in Giappone, dove da anni esplora sia il repertorio sinfonico che quello operistico.

 

 

 

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