Pier Paolo Pasolini ed Ezra Pound al Pacta Salone

AL VIA LA SEZIONE NEW CLASSIC AL PACTA SALONE DI MILANO

 

DAL 15 AL 20 NOVEMBRE: DUE OUTSIDER MITICI

 

PIER PAOLO PASOLINI ED EZRA POUND S’INTRECCIANO E SI FRONTEGGIANO SUL PALCO DEL PACTA

 

RECENSIONE ALLA PRIMA DI PASOLINI – IN UN FUTURO APRILE…

 

UNO SPETTACOLO IMPECCABILE DOVE LETTERATURA E TEATRO SUBLIMANO ATTRAVERSO UNA POTENTE ARTE ATTORIALE

 

AL PACTA SALONE FINO AL 20 NOVEMBRE

 

 

 

di Elisa Pedini

 

 

Ha inaugurato ieri 15 novembre 2022 al PACTA Salone dei Teatri di Milano la sezione New Classic con Due outsider mitici in scena fino al 20 novembre, repliche e spettacoli in coda alla critica.

Questa recensione è relativa al primo spettacolo dedicato a Pier Paolo Pasolini, il secondo spettacolo Ezra Pound – I Cantos va in scena stasera, 16 novembre, in prima assoluta.

"Kainós® Magazine: Pier Paolo Pasolini In un Futuro Aprile - foto di scena nella critica allo spettacolo"
Foto di scena – ph by Kainós® Magazine

Sul palco di quello che, a mio avviso, è il più vero “spazio teatrale” milanese, dove la potenza e l’interazione spettatore-attore giungono a livelli quasi materici, è in scena uno spettacolo di raro pregio, ove letteratura e teatro si fondono sublimando in un viaggio animico grazie a uno spettacolo costruito in maniera solida, fluida, quasi uno stream of consciousness di joyciana memoria interpretato impeccabilmente da Alessandro Pazzi.

Ritenendo veramente da non perdere quanto visto, passo senza ulteriori indugi alla critica.

Pasolini – In un futuro aprile… è un reading sull’opera poetica di Pier Paolo Pasolini con cui il PACTA omaggia, in coproduzione con PONTOSteatro, i cento anni dalla nascita dell’artista.

Sul palco due occhi di bue, un leggio e lui, Alessandro Pazzi.

A supportare la sua lettura di poesie ed estratti di scritti di Pasolini un video alle sue spalle, a cura di Lorenzo Vergani.

Così, semplicisticamente descritto, si pensa subito a uno spettacolo colto, dove si debba forzosamente conoscere Pasolini e aver letto la sua opera per poter comprendere e che il passo da lì, alla noia mortale, sia brevissimo. Giusto? Niente di più sbagliato.

Tuttavia, come detto in incipit, lo spettacolo è perfettamente calibrato, solido, ritmato, sostenuto da un’arte attoriale quasi impeccabile composta da vis mimica, da pausare e respirazione sapienti e da una buona capacità di mimesis, che fanno scaturire detonante l’anima di Pasolini.

Uno spettacolo imperdibile che per 60 minuti tiene lo spettatore incollato alla sedia, completamente rapito da quell’anima che si fa di nuovo corpo attraverso Pazzi e oggi come allora, detona, sferza, morde, obbliga ad ascoltare il suo grido e scuote dentro.

Certo, da dirigente accademico vi consiglio d’andare a leggere i passaggi delle opere ivi citati, ma per curiosità vostra, per crescita, per cum partecipare appieno al detonare dell’anima di Pier Paolo; ma da critico, vi dico solo d’andare e ascoltare perché basterà questo a farvi vibrare.

E come ha ben a dire Pier Paolo Pasolini, per difendersi, dopo l’ironia, aveva il silenzio.

La performance è suddivisa in capitoli, come un romanzo, ma scorre libera e fluida come un respiro.

"Kainós® Magazine: Pier Paolo Pasolini In un Futuro Aprile - Alessandro Pazzi nella critica allo spettacolo"
Alessandro Pazzi – Ph by Corradeghini

Il I Capitolo – la dialettica padri-figli, fatto di domande, rabbia e contraddittorio trae il passaggio da Affabulazione, una tragedia composta nel 1966, pubblicata sulla rivista Nuovi Argomenti nel 1969, rappresentata in prima assoluta nel 1976 a Torino.

Il II Capitolo – la madre è amore, «mia lodoletta, madre fanciulla» così definisce sua madre Pier Paolo.

Infatti, ella è protagonista di molti componimenti, qui la troviamo in quelli che sono probabilmente i versi più alti, struggenti ed elegiaci che Pasolini dedica alla figura materna: Supplica a mia madre, componimento del 24 aprile 1962, inserito nella raccolta Poesia in forma di rosa del 1964.

Precisamente, l’ultimo verso dà il nome allo spettacolo stesso. Nella poesia si fondono e si completano l’amore materno quale amore unico, quale ideale assoluto d’amore e la pulsione verso l’affrancamento e la libertà. Un amore profondo che è àncora al disagio, ma causa del disagio stesso perché una madre sa sempre cosa si trova nel cuore d’un figlio e lo ama, nonostante tutto, nonostante una macchia vergognosa come l’omossessualità in quegli anni Sessanta.

Il III Capitolo – miseria e bellezza di Roma, qui il degrado della periferia romana diviene lo specchio del dissidio interiore di Pier Paolo. La poesia protagonista è Il pianto della scavatrice e Pazzi è lì, da solo, immobile davanti al suo leggio; ma la sua voce materializza quell’inquietudine e allora si ha proprio la sensazione che sia Pasolini a parlare, sfogarsi, inveire, mettersi a nudo, ma con convinzione cercare sempre la purezza, la speranza, quella nuova primavera, quel «futuro aprile».

Il Capitolo IV – l’eros disperato e vitale trae i passaggi da Teorema, film del 1968, dove Pasolini rappresenta la rivoluzione nonché la distruzione della tipica famiglia borghese, attraverso l’irruzione della “figura messianica” del giovane ospite.

Il Capitolo V – il volto oscuro del potere, dove attraverso la lettura della poesia Alla mia nazione, dalla raccolta poetica La religione del mio tempo del 1961, sferzante s’eleva l’invettiva polemica verso la società contemporanea, che suona così attuale da dare i brividi.

«Io credo che il vero fascismo sia … (omissis) … la società dei consumi … (omissis) … una dittatura …», afferma Pier Paolo e opera il distinguo tra il milite che finito il fascismo dismette la divisa e torna ciò che era e questa società dei consumi che, invece, ha rubato e cambiato l’anima dei giovani per sempre.

Il Capitolo VI – il calcio come ultima rappresentazione sacra mette il pubblico davanti a una riflessione veramente profonda. Il calcio come ultimo grande rito rimasto e difficilmente, oggi, si riuscirebbe a leggerlo tale, eppure per Pier Paolo era una «rappresentazione sacra» e per tale ce lo spiega.

Il Capitolo VII – la profezia della morte è un brivido che scuote l’anima e attraverso i versi di Una disperata vitalità, poesia tratta sempre dalla raccolta Poesia in forma di rosa del 1964, giunge quel grido di prepotente, ineluttabile, potente impulso alla vita perché questo era Pasolini e ci dice che «qualsiasi cosa questo mio urlo voglia significare esso è destinato a durare oltre ogni possibile fine».

Una rappresentazione profonda, coinvolgente, pura e sferzante, proprio com’era lui ed esattamente dentro ai marosi inquieti della sua anima porta a spasso il pubblico. Decisamente, uno spettacolo di pregio e da vedere.

 

 

 

REPLICHE: DUE OUTSIDER MITICI: • Pasolini IN UN FUTURO APRILE… con Alessandro Pazzi Durata 60’ 17 novembre h 20:00 (gli spettacoli si susseguono con biglietto cumulativo) 18 novembre h 20:45; a seguire Mario Bianchi, critico teatrale, con una testimonianza video su Pasolini. 20 novembre h 17:30 (gli spettacoli si susseguono con biglietto cumulativo)

• Ezra Pound I CANTOS – Performance poetica in musica con Annig Raimondi e Samuele Gamba Durata 60’ 17 novembre h 19:00 (gli spettacoli si susseguono con biglietto cumulativo) 18 novembre h 20:45 20 novembre h 18:30 (gli spettacoli si susseguono con biglietto cumulativo)

 

 

 

INFORMAZIONI GENERALI: PACTA SALONE DEI TEATRI via Ulisse Dini 7, 20142 Milano MM2 P.zza Abbiategrasso-Chiesa Rossa, tram 3 e 15, autobus 65, 79 e 230 Per informazioni: www.pacta.org – tel. 0236503740 – mail biglietteria@pacta.org Orari biglietteria: dal lun al ven dalle ore 12.00 alle ore 15.00 e dalle ore 17.00 alle ore 19.00 | nei giorni di programmazione, 1h prima dell’inizio dello spettacolo

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *