Vecchi tempi di Harold Pinter al PACTA di Milano

VECCHI TEMPI

di Harold Pinter

 

RECENSIONE ALLO SPETTACOLO

 

AL PACTA SALONE DI MILANO

DAL 23 FEBBRAIO AL 5 MARZO 2023

 

 

di Elisa Pedini

 

Vecchi tempi di Harold Pinter per la regia di Claudio Morganti, con Maria Eugenia D’Aquino, Annig Raimondi, Riccardo Margherini in scena al Pacta Salone di Milano dal 23 febbraio al 5 marzo.

Ritengo che nessuno spazio più del Pacta possa essere più adeguato per portare in scena una pièce di Harold Pinter.

Infatti, in una tipica realtà pinteriana dove i ricordi si fondono e si confondono, all’interno di un tempo non-tempo e di uno spazio non-spazio, con scenografie ridotte all’osso e dialoghi che si fanno sempre più surreali e incomprensibili, un palco come quello del Pacta sembra creato apposta.

"Kainós® Magazine - Vecchi tempi - foto di scena - recensione alla prima"
Riccardo Margherini e Maria Eugenia D’Aquino in Vecchi tempi di Harold Pinter – ph by Kainós® Magazine

Per il drammaturgo britannico basta l’essenziale in scena perché ciò che gli sta a cuore indagare sono la parola e la memoria tanto soggettiva quanto collettiva che divengono i veri unici protagonisti.

«A volte ci si ricorda di cose anche se non sono mai accadute. Io ricordo cose che magari non sono mai accadute, ma proprio perché le ricordo diventano reali» dice Anna, a un certo punto. È tutto qui. Ma vediamo cosa succede.

Così, la scena si apre in un salotto dove due coniugi, Kate (Maria Eugenia D’Aquino) e Deeley (Riccardo Margherini), borghesi, sposati da vent’anni, vivono tranquilli in campagna e parlano dell’amica della moglie, Anna (Hannig Raimondi) che stanno aspettando.

Tuttavia, il salotto, accogliente con i suoi divani e la luce calda è già un non-luogo perché mentre Kate racconta al marito incuriosito la sua amicizia con Anna che non vede da vent’anni, Anna è già in scena, ma di spalle, in fondo.

Scopriamo che le due donne hanno vissuto insieme a Londra e hanno condiviso l’appartamento, la vita e le avventure. Probabilmente, Anna è l’unica amica che Kate abbia mai avuto.

Eppure, in quel dialogo, troviamo già la reticenza di ricordare e il non-detto va oltre il detto che viene liquidato con mezze frasi.

Quando Anna si volta e avanza non si comprende esattamente in quale momento della conversazione tra coniugi entri e questo perché passato, presente e contemporaneità cominciano già a confondersi.

Mentre l’uomo cerca d’infilarsi nella conversazione aumentando la complicità con Anna, canticchiando canzoni, facendo domande, Kate resta spettatrice muta, quasi assente e Anna che cerca di ritirarla a sé.

Deeley racconta come ha conosciuto la moglie vent’anni prima; ma Kate resta ancora una sfinge, con gli occhi bassi sul bicchiere.

"Kainós® Magazine - Vecchi tempi - foto di scena - recensione alla prima
Annig Raimondi (di spalle) e Riccardo Margherini in Vecchi tempi – ph by Kainós® Magazine

A un certo punto, Anna ricorda un uomo nella loro stanza, con Kate.

«Parli di me come fossi morta» dice Kate spezzando il suo silenzio. Qui, la spaccatura diventa netta.

Ecco che la memoria del singolo contraddice quella dell’altro e viceversa. La sottile linea d’ombra che separa il realmente vissuto dall’allucinato per il cervello umano diviene tangibile, materica.

Dunque, non esiste una verità assoluta, monolitica, ma un’accozzaglia di memorie private. Ma, memorie o allucinazioni?

Dei Vecchi tempi, ciascuno ha una visione sua. Una verità sua. Ma, è verità o menzogna?

Anna conosce il guardaroba di Kate nel dettaglio come se vivessero ancora insieme. Ma, allora è passato o presente?

Vecchi tempi, vent’anni sono tanti, la memoria si confonde; ma è la parola che si fa strada d’ingresso e poi scudo e poi artiglieria d’attacco per poi, sopirsi di nuovo in un ricordo, che è morte, strazio, gelosia.

Sicuramente, uno dei testi più complessi e ambigui di Pinter, viene magistralmente reso in scena in tutte quelle pieghe e ombre che la confusione della memoria privata commistionata al caos dell’omesso possono produrre, spingendole al limite.

 

 

 

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