ANTONIO ALBANESE ALLA REGIA DI RIGOLETTO

ARENA DI VERONA

100° OPERA FESTIVAL 2023

 

ANTONIO ALBANESE ALLA REGIA DI RIGOLETTO

COSÌ CI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA E LA SUA OPERA

 

 

 

di Elisa Pedini

 

 

 

Il 100° Arena Opera Festival ci viene introdotto da Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico di Fondazione Arena di Verona:

«(…) Il centesimo Festival non doveva cadere quest’anno; ma le Grandi Guerre e il Covid hanno sospeso le programmazioni e quindi il 100 è slittato (…)».

C’è una punta d’amarezza nel tono di voce di Cecilia, professionista-guerriera che, da quando ricopre questo ruolo, cinque anni, ne ha affrontate davvero tante: gli anni bui dell’Arena e poi, il Covid; ma niente ha fermato il suo lavoro indefesso e quello dell’intero team areniano cui Cecilia ha, sempre e da sempre, tributato merito assoluto e non si stenta certo a darle torto.

Certamente, un gran lavoro di squadra di tantissimi grandi professionisti.

Mi piace qui ricordare che l’Arena di Verona costituisce patrimonio artistico e culturale unico al mondo e soprattutto, italiano, che da sola fa il 20% degli incassi culturali su territorio nazionale richiamando pubblico da tutto il mondo e che nemmeno il Covid ha fermato, sapendosi reinventare integralmente nel giro di pochissimo tempo pur di offrire comunque un raggio di cultura e speranza a tutti.

Oggi, l’Arena torna a sorprenderci presentandoci un Rigoletto che promette grande emozione e chi mi legge sa anche che finora, mai sono state disattese le aspettative create in conferenza stampa.

Inoltre, Cecilia Gasdia, aggiunge:

«(…) avremo quattro Rigoletti diversi che si alterneranno sul palco, fra i baritoni più richiesti (Roman Burdenko, Lodovic Tézier e Luca Salsi, tutti “debuttanti” nel ruolo a Verona e Amartuvshin Enkhbat che invece esordì proprio con Rigoletto sul palco areniano nel 2017; n.d.r.) … e come sempre avremo nuovi talenti al fianco dei grandi (…)».

Altresì, Stefano Trespidi, Vice Direttore Artistico di Fondazione Arena, precisa:

«(…) Inserire questo Rigoletto nel Festival è importante (…). Questa edizione è un po’ un’antologia dell’opera (…) L’Arena in tutte le sue declinazioni (…) portando in scena come si faceva opera, come si fa e gettando quindi uno sguardo in avanti con un’opera che indaghi la contemporaneità. (…) Ma, una contemporaneità vista attraverso gli occhi di chi fa opera da decenni (…)».

Così, ci descrive questo Rigoletto lo scenografo, Juan Guillermo Nova:

«(…) Abbiamo portato il Rigoletto nel Polesine con ispirazione cinematografica (…) Abbiamo una casa rurale, una trattoria, affianco a un fiume, che sarà molto importante; ma non sveliamo nulla su questo perché sarà una sorpresa (…)».

Ecco, qui, non vi nascondo, ho drizzato le orecchie e da accademica ho iniziato veramente a esaltarmi; ma ci tornerò in chiusura del pezzo.

"Kainós® Magazine - Antonio Albanese regista di Rigoletto - locandina Arena Opera Festival 2023"
Antonio Albanese – ph by Antonello&Montesi per gentile concessione US Fondazione Arena

In più, Juan precisa:

«(…) Solo su un palco come quello dell’Arena avremmo potuto allestire questo nostro Rigoletto (…) un girevole con piano in pendenza sarebbe impensabile altrove (…)».

E qui, è stato invece il critico a iniziare a esaltarsi.

Ora, veniamo a lui, il regista, il grande Antonio Albanese e al suo Rigoletto.

In verità, non ha parlato per ultimo in conferenza stampa; ma mi piace lasciare, a colui che considero un genio nella cinematografia, lo spazio che merita.

Altresì, voglio rammentare che Antonio Albanese non è un uomo che lascia qualcosa al caso.

Infatti, è suo costume studiare, documentarsi, approfondire, mettersi in gioco in prima persona, per poter dare vita reale ai suoi personaggi.

Ne consegue che la mia fame di sapere abbia toccato apici elevati nel cercare di comprendere il suo approccio nella regia di quest’opera che lo stesso Verdi considerò il suo prodotto migliore.

Così, Antonio, che ha già firmato messinscene d’opera, ci parla del suo Rigoletto:

«(…) Mi sono avvicinato all’opera con molta attenzione e passione e ho scoperto che mi piace davvero moltissimo. (…) Ho accettato con onore di occuparmi di Rigoletto (…) è una storia ricca di emozioni, è un’opera impetuosa. (…)».

«E poi – aggiunge ironico – io son nato il 10 ottobre, Verdi è nato il 10 ottobre …».

Insomma, un incontro destinale quello tra Albanese e Verdi!

Antonio, dichiara:

«(…) La storia è incastonata nel periodo neorealista degli anni ‘50 (…) È una produzione molto cinematografica (…) È un omaggio al cinema del Dopoguerra (…) l’opera aprirà con le immagini d’un film, che in parte è stato già individuato; ma stiamo verificando e riverificando quale possa essere il migliore (…) mai essere sicuri (…) bisogna studiare sempre. (…) Bisogna valorizzare l’opera; ma mantenere massima fedeltà (…) rispettando con scrupolo la storia e l’autore (…)».

«(…) Insomma, Rigoletto avrà la gobba e il Duca non morirà (…)», precisa scherzoso e continua:

«(…) Nel Polesine degli anni ‘50, i proprietari terrieri giocavano il ruolo dei Signori (del 1500, epoca in cui Verdi ha ambientato il Rigoletto; n.d.r.). Il Duca e la stessa Gilda sono personaggi attualissimi (…). Per ogni personaggio cercherò d’entrare in profondità, con un interscambio assoluto e continuo (…), cercando per esempio di eliminare un certo tipo di gestualità rendendola più attoriale. (…) Portando anche la mia esperienza con onestà e passione».

Qui, mi piace aprire una piccola parentesi storica.

Infatti, il Polesine è una terra, come dice il suo stesso nome, compresa tra i corsi inferiori dell’Adige e del Po con caratteristiche precise e ripetitive nel corso della storia.

Ovvero, una terra agricola e rurale, sotto dominazione, palustre.

Ne consegue che, a prescindere dal dominatore di turno, il popolo sia poverissimo e flagellato costantemente da alluvioni e conseguenti carestie ed epidemie: a scelta ciclica tra colera, vaiolo e peste.

Nel 1500, epoca in cui Verdi ambienta il suo Rigoletto quale escamotage per non incorrere nella censura che aveva stroncato Le Roi s’amuse di Hugo, la prospettiva di vita media nel Polesine era di 25 anni.

Ai tempi di Verdi, era di 50 anni e poco diversa la sorte del popolo del Dopoguerra in cui s’ambienta il Rigoletto di Antonio Albanese.

Due fiumi hanno determinato la storia del Polesine e Rigoletto finisce sulle rive d’un fiume e in questo Rigoletto il fiume nasconde una grande sorpresa.

In conclusione, altissima aspettativa per il Rigoletto del 100° Opera Festival all’Arena di Verona, che si preannuncia molto interessante e di cui, come sempre, vi darò la recensione.

 

 

 

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