Madama Butterfly: recensione alla prima al 100° Arena Opera Festival

MADAMA BUTTERFLY

di Giacomo Puccini

 

 

Recensione alla prima

 

 

L’INCANTO D’UN’OPERA STRAORDINARIA

NELL’ALLESTIMENTO UNICO E PREZIOSO DI FRANCO ZEFFIRELLI

 

 

di Elisa Pedini

 

 

Madama Butterfly di Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, è il settimo e ultimo titolo in cartellone di questo straordinario e ricchissimo 100° Arena di Verona Opera Festival.

Una tragedia che costituisce un capolavoro assoluto di partitura e testo, struggente, commovente; ma soprattutto l’anabasi dell’onore e la sua diretta catabasi: il disonore più assoluto.

Inoltre, l’Arena ce la propone nell’allestimento prezioso e unico di Franco Zeffirelli.

Infatti, prezioso perché, come era uso il grande regista, è curato nei minimi dettagli, trascinando il pubblico esattamente dentro a tempi e spazi della vicenda che vibrano all’unisono coi personaggi. Unico, perché nel 2004 Zeffirelli curò, per la prima e unica volta, regia e scene di Madama Butterfly proprio per il palcoscenico dell’Arena di Verona.

Certo, la storia di Cio-Cio-San è impattante di suo, come del resto la musica, capace d’entrare nelle vene di chi ascolta; ma posso garantirvi che quella cui ho assistito è stata la più struggente Butterfly mai vista e la commozione m’ha vinta.

Senza ulteriori indugi passo alla critica.

Questa recensione è relativa alla prima del 12 agosto, le repliche prevederanno dei cast differenti.

Innanzi tutto, parto da lei, la protagonista assoluta: Butterfly, portata in scena da una deliziosa Aleksandra Kurzak.

Qui, mi piace ricordare che mai come in Butterfly, la protagonista è sempre in scena, reggendo di fatto l’intera opera. Decisamente impegnativo per la soprano che l’intepreta.

Tuttavia, la Kurzak non cede e non vacilla regalandoci una fra le più convincenti Cio-Cio-San cui abbia mai assistito.

Altresì, va stottolineato che quest’opera è giocata sull’interiorità, sulla profondità psicologica ed emotiva della protagonista.

Di fatto, non basta una bella voce per far vivere in scena Cio-Cio-San, che è creatura fragile come una farfalla; ma è Donna e ben conosce valori come la dignità, l’onore, la lealtà.

«Con onor muore chi non può serbar vita con onore». Come ho detto in incipit, siamo di fronte all’anabasi dell’onore.

In tutto questo, la Kurzak ci regala una Butterfly a tuttotondo, maliziosa e frivola dal colore brillante ci cinguetta i suoi «quindici anni netti netti» (Atto I, scena III), ingenua bambina.

Ma, fa tremare le vene dei polsi nel duetto Vogliatemi bene… (Atto I).

Travolge nella famosa romanza Un bel dì vedremo.

Infine, colpisce dritta al cuore nell’aria Tu, tu piccolo Iddio.

Altrettanto convincente risulta lo spavaldo e vigliacco Pinkerton di Roberto Alagna.

Onestamente, per pignoleria di critico, debbo dire che m’è sembrato un po’ appannato.

In particolare, per chi conosce e ama le straordinarie doti della sua voce forte, potente, dalle mille variegature di pregio.

Ma, ciò non ha pregiudicato la performance.

Infatti, ci regala un Benjamin Pinkerton sfacciato, sbruffone, a suo agio nella spavalderia di quello che lui considera solo che un gioco.

Quindi, risulta estremamente convincente nell’aria Dovunque al mondo lo yankee vagabondo (Atto I).

Nel duetto successivo Amore o grillo (Atto I), lo rende con carattere, con voce potente, caricata, come s’addice a uno che èabituato a prendersi quel che gli pare senza porsi tanti interrogativi.

Straordinario nel duetto Vogliatemi bene… .

Nell’aria Addio fiorito asil (Atto III), ove una straordinaria modulazione ben rende appieno la viltà del personaggio.

Inoltre, straordinario anche lo Sharpless di Gevorg Hakobyan, dalla voce baritonale sicura, piena, spessa.

In più, menzione d’onore va alla sublime Suzuki della mezzosoprano Elena Zilio che incanta con la sua voce piena, chiara, che non conosce età, né increspature.

Altresì, è doveroso un encomio al Coro di fondazione Arena e mai come in un’opera come Madama Butterfly, che prevede un coro muto di oltre tre minuti.

Concludo con la direzione d’orchestra del Maestro Daniel Oren, come sempre millimetrico, carismatico e fedele ai respiri della partitura.

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