Banksy e la ragazza del Bataclan: recensione

BANKSY

e la ragazza del Bataclan

 

 

RECENSIONE AL FILM

 

 

IN ONDA STASERA

SU RAI5 ALLE 21:15

 

 

DOCUMENTARIO COINVOLGENTE, INTELLIGENTE, IMPATTANTE

DALLA REGIA GENIALE

 

 

 

di Elisa Pedini

 

 

In onda stasera su RAI5 alle 21:15 BANKSY e la ragazza del Bataclan, documentario sugli avvenimenti legati al furto del gennaio 2019 della porta d’emergenza del locale Bataclan, su cui lo street artist Banksy aveva disegnato una ragazza, considerata un omaggio simbolico alle vittime della terrificante strage del 2015.

BANKSY e la ragazza del Bataclan per la regia di Edoardo Anselmi, scritto da Anselmi e Claudio Centioni, è prodotto da Gioia Avvantaggiato per GA&A Productions e Guilhène Iop per Tinkerland, in coproduzione con ARTE G.E.I.E., RAI Cultura e Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Teche, RTS Radio Télévision Suisse e RTBF.

BANKSY e la ragazza del Bataclan è un prodotto di raro pregio che senza tema consiglio, anzi, invito fortemente, a vedere.

Non solo per i contenuti, ma anche per l’arte registica con cui è condotto.

In particolare, mi sento d’affermare che chi studia giornalismo, o regia, non può e non deve perdersi questo documentario.

I miei studenti lo vedranno.

Infatti, è molto difficile trovare un documentario che: dia nozioni di base dell’arte di cui si andrà a parlare, fatti, date e testimonianze, impatti emotivo ed empatico, relazione delle indagini e il tutto con estrema intelligenza, testimoniata dal non sottrarsi dal porre “domande scomode” e dal condurre lo spettatore a farsi sorgere qualche dubbio altrettanto scomodo, ma anche con leggerezza, data da un ritmo ben cadenzato che mai annoia e mai fa calare l’attenzione e non da ultimo, il più raro dono esistente oggi al mondo: quello della sintesi.

In sintesi, e non per ripetizione, ma per restare ben centrati sul tema: prodotto geniale d’un regista geniale e ben strutturato.

Precisamente, BANKSY e la ragazza del Bataclan bilancia perfettamente i canoni dell’inchiesta giornalistica ai ritmi della cinematografia poliziesca d’alto livello.

In circa 50′ viene offerto un quadro completo, chiaro e sistemicamente organizzato, che: dà informazione, relaziona fatti scevri da giudizi e spinge alla riflessione con interrogativi che non hanno lo scopo presuntuoso di trovare risposte, ma solo di spingere al vaglio del dubbio, all’andare oltre.

Qui, mi piace darvi qualche traccia squisitamente tecnica cercando di mettervi in luce quella maestria che fa di questo prodotto una perla registica.

In pochi minuti, il set-up è completo: l’opera, l’autore, il contesto artistico e il contesto di cronaca.

Ovvero, lo spettatore è in condizione di comprendere e di avere gli strumenti base necessari a capire e seguire tutto, a prescindere che già conosca o no, la Street Art, Banksy e i fatti di cronaca.

Lavoro perfetto.

Quindi, pur non distanziandosi mai dal vero e dalla scientifica relazione dei fatti, perché a parlare sono sempre e solo gli addetti ai lavori, o le persone direttamente coinvolte, BANKSY e la ragazza del Bataclan prende il ritmo e i colori del “film poliziesco”.

Laddove, allora, la testimonianza d’una delle persone coinvolte diviene “il fantasma”, cinematograficamente parlando.

Ovvero, la protagonista che porta in sé la motivazione personale, la leva interiore che fa scattare tutto il meccanismo.

Sublime.

In più, la gestione di climax e anticlimax è magistrale, lasciando allo spettatore il tempo di realizzare sia le emozioni impattanti suscitate che gli interrogativi e le riflessioni sollevati.

Ne consegue che BANKSY e la ragazza del Bataclan risulti un documentario di pregio, con l’ingaggio emotivo-psicologico d’un thriller-movie.

Geniale.

In conclusione, è assolutamente da vedere.

 

 

 

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