CONCLUDE CON GRANDE SUCCESSO LA XIV EDIZIONE DI TiLLiT: recensione al festival

HA CONCLUSO IERI AL TEATRO CIVICO DI VERCELLI:

 

TiLLiT XIV EDIZIONE DI TEATRO IN LINGUA

 

 

GIOVANI MENTI HANNO DATO SFOGGIO DEL LORO VALORE LINGUISTICO E ARTISTICO

 

 

 

di Elisa Pedini

 

 

 

Si è conclusa ieri con un successo strepitoso, la XIV edizione di TiLLiT, Teatro in Lingua Lingua in Teatro, il festival universitario di teatro in lingua del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale.

Questo progetto, è stato ideato e fortemente voluto da due docenti straordinari: Marco Pustianaz e Michaela Reinhardt quattordici anni fa, come un esperimento, un tentativo.

Oggi, non solo è una realtà accademica; ma è, anche, un festival internazionale giunto alla sua XIV edizione.

Inoltre, fiore all’occhiello del mondo accademico italiano, perché realtà unica.

Purtroppo, questa rassegna, dura soltanto due giorni.

Tuttavia, mette, inconfutabilmente, sotto gli occhi di tutti, i grandissimi risultati che fatica, duro studio, lavoro costante e impegno consentono d’ottenere.

Infatti, ho potuto stimare e godere, non solo risultati eccellenti a livello linguistico, ma una vera e propria fucina di talenti.

Ho percepito l’energia di queste giovani e promettenti menti, nostri figli, futuro di questo Paese e futuro d’Europa.

Pertanto, ritengo sia molto importante raccontarvi questo festival e contestualmente, invitarvi all’edizione del prossimo anno, perché è davvero di notevole pregio.

Quindi, passo a recensirvi la manifestazione.

Innanzi tutto, voglio precisare che poco o nulla è sul palco.

A tal riguardo, tengo a sottolineare, che sono studenti.

Ovvero, qui, il teatro, è usato come didattica per apprendere una lingua e non per creare degli attori.

Specifico che non è cosa semplice gestire lo spazio.

Ebbene, questi ragazzi, hanno dimostrato d’aver acquisito delle doti e delle capacità di padronanza linguistica e di gestione della volumetria corporea in pochissimo tempo.

Dunque, il primo spettacolo in cartellone era “Call it what you will”, portato in scena da TiLLiT English.

Come si può comprendere, la rappresentazione era tutta in inglese.

La storia della nascita di questo spettacolo è già incredibile di suo. Nel non sapere cosa portare in scena, ogni studente ha scelto un personaggio, recuperandolo, direttamente, dai propri ricordi e dal proprio vissuto.

Da qui, nasce la storia, surreale e divertente, di uno scrittore, squinternato e in crisi, che, non trovando la sua ispirazione, s’addormenta, disperato e disperante.

A questo punto, un manipolo di personaggi fantastici, provenienti da favole e cartoni animati diversi, popola il suo sogno, protestando veementemente contro di lui e cominciano a intrecciare le loro storie, in un valzer onirico più squinternato dello scrittore stesso.

Il risultato è una pièce surreale, ironica e davvero spassosa.

Il primo a entrare in scena è proprio lui, lo scrittore in crisi, interpretato da Benjamin Cucchi.

Già dal primo lamento e dalla prima smorfia si capisce che di talento ce n’è, eccome.

Non da meno il cast dei personaggi: Beatrice Cartotti, nel ruolo di Sally (la dolce bambola di pezza in “Nightmare before Christmas”), Mirella Comuzio, Belle (“Beauty and the Beast”), Sofia Parola, Maleficent in scena (la fata crudele in “La bella addormentata nel bosco”), Emanuele Polloni, nel ruolo d’un ben poco temibile lupo (“I tre porcellini”), Laura Porcaro, Ursula sul palco (la strega del mare in “La Sirenetta”), Marta Scarpa, nel ruolo di Campanellino (“Peter Pan”) e infine, Giorgia Polese, nel ruolo della mitica Fata Smemorina (“Cenerentola”).

Teatralmente: ci sono presenza scenica, uso del gesto e della mimica, sicurezza nei movimenti.

Così come, linguisticamente: ci sono prosodia, dizione, ritmo e fluidità. Perfetti e all’unisono anche gli interventi corali.

Inoltre, voglio sottolineare come questo spettacolo dimostri quanto da un semplice ricordo d’infanzia, si possa giungere a produrre, con creatività e duro lavoro, un prodotto di pregio e una preparazione linguistica approfondita.

Dopo questa prima rappresentazione, la compagnia “The PH Playmates” dell’Università di Friburgo, ha doppiato il successo di TiLLiT English.

Alla sua terza partecipazione a TiLLiT, per quest’edizione ha portato “Skellig”, riadattamento della trasposizione teatrale, che lo stesso David Almond fece, nel 2008, del suo omonimo romanzo d’esordio, per il teatro Sage di Gateshead.

Questa compagnia lavora sempre sul riadattamento di opere contemporanee di letteratura per ragazzi.

La storia è stata gestita bene e fedele al racconto.

Il protagonista è Michael, interpretato da Barbara Crespo. Un ragazzino adolescente e un po’ frastornato.

Si è appena trasferito, con suo padre (Larissa Steiner, in scena anche come il Dott. McNabola) e sua madre (Alexandra Rotzinger) in una casa vecchia e malandata. Sua mamma è incinta. La casa ha un vecchio garage pericolante, dove Michael trova uno strano essere: Skellig (Malte Schleth). Non sapendo se ha sognato o se è realtà, lo mostra a Mina, una ragazzina, sua nuova vicina di casa.

Nel frattempo, la sorellina di Michael nasce prematura e la sua sopravvivenza è incerta.

Il ragazzo reagisce alla situazione, collezionando fallimenti a scuola e nello sport.

I suoi unici amici sono Mina, Coot (Franziska Steiner, che, per la precisione, è anche una splendida flautista) e ora Skellig.

Questo strano essere si rivelerà la salvezza tanto per Michael, quanto per la piccina, che verrà chiamata Joy.

Completa il cast: Petra Luerken, nel doppio ruolo del narratore e dell’anziana signora.

La lingua d’esibizione era l’inglese, anche in questo caso. Linguisticamente notevole l’esibizione e teatralmente ineccepibile, con una gestione molto efficace delle scene multiple sul palco.

Però, consentitemi d’indulgere su un aspetto di assoluto valore musicale: Johanna Siebert (nel ruolo principale di Mina e nel doppio ruolo dell’insegnante) intona a cappella una canzone.

Quindi, si unisce il resto della compagnia, in coro a due voci, sempre a cappella. Nessuna esitazione, nessuna incertezza, nessuna increspatura, fraseggio perfetto. E scusate se è poco!

Il terzo spettacolo era “El viejo celoso”, portato in scena dalla compagnia TiLLiT Español, adattamento dell’omonimo intermezzo di Miguel de Cervantes.

A tal riguardo, vorrei sottolineare che trattasi d’un testo del 1600 e dunque, piuttosto complesso, linguisticamente parlando.

Nonostante questo, la storia è stata resa in modo molto divertente e allegro.

Il vecchio Cañizares (Elisa Mori) è un gentiluomo che, a causa della sua estrema gelosia, non s’è mai sposato.

A settant’anni convola a nozze con la bella e giovane Lorenza (Valentina Forni), che ben pensa di far vivere da reclusa in casa.

Ne consegue, che la fanciulla se ne lamenti con la sua serva, Cristina (Giulia D’Antonio) e con la vicina, Doña Hortigosa (Giada Fortunato) e sua figlia Biondina (Martina Somma).

Quindi, le donne tramano per introdurre un giovane amante in casa per sollazzare la triste Lorenza.

Completano il cast: Chiara Longhi, nel ruolo del compadre; Francesca Salce e Anaïs Turolla, nei panni dei due gendarmi e Barbara Shabani e Althea Berberino, nel ruolo dei due musici.

La rappresentazione era in lingua spagnola.

Quindi, la XIV edizione di TiLLiT 2018 ha chiuso in bellezza con l’esibizione, allegra e grintosa, de’ “Le Choeur Franc UPO” e la loro selezione di canzoni francesi dal titolo “Choeurmagnon”.

Qui, gli studenti, un gruppo di ben quaranta unità, si sono gestiti da soli e hanno, anche, creato la maglia ufficiale del coro.

Mi piace sottolineare quest’aspetto, che, comunque, caratterizza anche tutto il festival e il gran lavoro che c’è dietro: il senso di gruppo, di appartenenza e di collettività.

Purtroppo, lo spazio non mi consente d’elencare tutti i coristi; ma ciò nulla toglie al valore dell’esibizione.

Mi limito a sottolineare i tre solisti: Daniele Cutrì alla chitarra, Francesca Cirillo al flauto e Victoria Albani al clarinetto e di quest’ultima sottolineo, anche, le notevoli capacità di direzione del coro.

 

 

 

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