ROMANTICISMO inaugurazione della mostra

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA

 

 

ROMANTICISMO

 

ALLE GALLERIE D’ITALIA DI MILANO E AL MUSEO POLDI PEZZOLI

 

DAL 26 OTTOBRE AL 17 MARZO 2019

 

 

 

di Elisa Pedini

 

Ieri l’inaugurazione in press preview della mostra Romanticismo alle Gallerie d’Italia, sede museale del Gruppo Intesa Sanpaolo e al Museo Poldi Pezzoli, che resterà aperta al pubblico da oggi, 26 ottobre, al 17 marzo 2019.

Trattasi della prima, grande esposizione mai organizzata sulla ricostruzione del movimento romantico attraverso le opere figurative.

Un vero incanto per l’anima e gli occhi, questa mostra.

Infatti, oltre che ricca di ben 200 capolavori provenienti da musei italiani e stranieri e da collezioni private, essa consente d’ammirare 42 opere inedite, esposte al pubblico per la prima volta.

In particolare, nell’incanto profondo che si prova nel gustare quest’esposizione, sono rimasta ferma e completamente rapita di fronte alla potenza del Diluvio di Giuseppini, dove una luce quasi divina illumina due corpi perfetti e sensuali, abbracciati in una stretta tanto umanamente fragile, quanto possentemente divina e dei piccoli spazzacamini del Molteni, dove i soggetti sembrano quasi uscire dalla tela, i loro sguardi sono penetranti, sembrano quasi vivi.

Tuttavia, avendo goduto d’una guida d’eccezione nella persona del curatore della mostra, Fernando Mazzocca, lascio alle sue parole il descrivervi le peculiarità:

«(…) l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese, Napoleone, il mondo è cambiato, la società è cambiata (…).

Questo cambiamento profondo lo troviamo anche nelle arti figurative che lo registrano e lo rappresentano (…).

L’Italia pensa alla sua identità (…).

La mostra si apre con queste sculture meravigliose (…) Come vediamo nell’Adelchi del Manzoni emergono personaggi nuovi, moderni. Tra questi, la figura di Emengarda, che soffre l’abbandono.

Esattamente, la Psiche abbandonata di Pietro Tenerano, ci parla proprio di questo sentimento e di questo dolore. (…)

Invece, nella sezione successiva, vediamo che i pittori, si rivolgono ai paesaggi.

La natura è rappresentata come eroica e selvaggia.

Infatti, la natura classica e i luoghi tipicamente raffigurati vengono superati, per lasciare spazio al nuovo e a un nuovo modo di sentire e vedere la natura. (…)

Inoltre, anche i luoghi raffigurati cambiano e si dà spazio a nuove località, come le Alpi, per esempio.

Queste, definite da Ruskin “Cattedrali della terra” rappresentano un luogo incontaminato, dove l’uomo è il più vicino possibile a dio. (…)

Napoleone, con i suoi eserciti viola queste Cattedrali e la loro sacralità. (…)

Difatti, accanto a un Turner, abbiamo anche in mostra il torinese Bagetti, che, non solo fu storico al seguito proprio delle truppe napoleoniche; ma scrisse anche un trattato sullo studio profondo della natura (…).

Tuttavia, è un paesaggio reintepretato dall’artista, introspettivo (…).

A tal proposito, l’introspezione è caratteristica fondamentale del Romanticismo (…).

Come il Leopardi rivoluziona il paesaggio in poesia, perché lui osserva il mondo dalla finestra della biblioteca, così fanno i pittori, che osservano dalla finestra del loro studio (…).

Dunque, il Romanticismo porta cose nuove e con queste viene riscoperto il valore della notte e tutto il suo stupore (…).

Nella sezione dedicata, le opere in mostra ci parlano del mistero della notte, della sensibilità che s’acuisce, la luna che sorge con la sua luce particolare che induce all’amore, alla riflessione (…).

Ad esempio, il dipinto di Aleardo Aleardi è molto significativo dell’atmosfera che viene trasmessa dai pittori romantici: la malinconia, la riflessione e sullo sfondo, un mare in burrasca, come l’anima stessa dell’uomo (…).

Inoltre, straordinaria la veduta di Napoli del Caffi, qui esposto per la prima volta, dove Napoli ci ricorda Costantinopoli con la sua luce orientale (…).

Inoltre, i paesaggisti sono anche vedutisti ed è così che nella sezione successiva troviamo un Colosseo, rappresentato quasi come il cratere d’un vulcano.

Oppure, l’interno gotico del monastero reale di Bourg-en-Bresse, per la precisione il cor.

Di fronte, il Duomo di Milano, un gotico spurio, che dà l’idea della città stessa, che si configura come duomocentrica poiché la cattedrale è il cuore pulsante della città.

La sezione successiva è dedicata al cenacolo della Scuola di Posillipo, in realtà così definita dai classicisti, suoi detrattori (…).

Qui, troviamo luoghi mai rappresentati prima di Napoli.

Inoltre, si parla di scuola perché ci sono regole che tutti seguono; ma ognuno mantiene un suo stile individuale, ognuno dipinge con la sua propria luce.

Precisamente, per quanto riguarda le vedute, resta un punto di riferimento il Canaletto con la sua Venezia, della quale, coglie vedute e scorci unici, oltre all’unicità della sua luce.

In più, troviamo l’Eclissi di Sole del Caffi, un quadro straordinario e assolutamente inedito.

Un’altra riflessione, va fatta sulle dimensioni.

Infatti, nel Romanticismo, oltre a sussistere le opere monumentali, le dimensioni si riducono. La borghesia preferisce formati più contenuti e per questo troviamo dimensioni diverse, anche molto ridotte.

La sezione successiva è quella della pittura di figura dove, in cui Manzoni è un po’ il cuore della mostra.

Inoltre, possiamo anche capire i personaggi più amati del capolavoro manzoniano de’ I Promessi Sposi: Lucia, la Monaca di Monza, l’Innominato.

Da notare, i due ritratti del Manzoni, qui contrapposti.

Manzoni era un uomo schivo e non amava per nulla farsi ritrarre. Accontentò suo cognato, il D’Azeglio. Lo sfondo del dipinto fu invece fatto dal Molteni.

Qui, lo scrittore viene ritratto sicuro, austero, con il suo capolavoro in mano.

Tuttavia, il dipinto non fu mai esposto perché non piacque al Manzoni.

Al contrario, il secondo e ultimo, nonché l’unico autorizzato dallo scrittore,è quello di Hayez, dove Manzoni appare malinconico e più familiare.

Dunque, l’uomo eroico e romantico vs l’uomo schivo, tormentato, riflessivo.

Da qui, si passa ai ritratti mondani.

Un tempo questo tipo di pittura era celebrativo, ora, non più.

I ritratti divengono introspettivi e sono la psiche e la morale del soggetto ad essere colti e fissati sulla tela.

Inoltre, troviamo esposti i due grandi rivali del tempo.

Da un lato, Molteni, che coglie anche l’ambiente dei personaggi.

Dall’altro, Hayez, che si focalizza maggiormente sul mondo interiore e sull’abisso delle emozioni umane.

Da notare, la scultura di Vela,dimensione legata al naturale, che ritrae la Bolognina bambina.

(…) Hayez è anche il campione dell’erotismo. Il Nudo di Donna presente in mostra è assolutamente inedito.

Questo nuovo tema della pittura convive con la pittura religiosa, anch’essa rinnovata.

Infatti, il tema più ricorrente è l’educazione della Vergine, che viene ritratta con sua madre Sant’Anna.

Questo è molto importante come particolare, per comprendere la nuova società romantica. Non ci sono i precettori a educare i figli; ma le mamme.

La scultura s’ispira alla pittura.

Ad esempio, l’immagine simbolo della mostra La Meditazione di Hayez, che ci mostra la visione d’un’Italia giovane, seducente, sognante, col seno scoperto, ispira la scultura La Sposa dei Sacri Cantici del Motelli.

Nella penultima sezione, il tema bambino/mamma ritorna.

Questa è la sezione della gente popolare, dei miserabili, parafrasando Hugo.

Dunque, Molteni si rivolge a questi soggetti come ad esempio i bimbi usati come spazzacamini.

Venne celebrato come l’erede del grande Murillo.

Trattasi di dipinti inediti, d’un forte impatto realistico.

Poi, passiamo alla pittura storica che resta la rappresentazione più nobile e qui, di nuovo, troviamo il grande Hayez.

Nasce una nuova mitologia.

Troviamo una nuova Venere in Giulietta, che ha il coraggio d’amare e di scegliere.

La fanciulla ha le sembianze della Zucchi, reale amante di Hayez.

Giulietta si mostra discinta e in ciabatte e il bacio è carnale, passionale.

Quel bacio, di cui Hayez sarà il Maestro assoluto, ha qui la sua espressione in nuce».

 

 

 

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