LEZIONI DI INGLESE: happy children

Rubrica a cura di: Prof.ssa Elisa Christina Anna Pedini-Pelzer

Docente presso il Dipartimento di lingue e linguistica e il Dipartimento di Business&Management

 

 

LEZIONI DI INGLESE: HAPPY CHILDREN

 

OVVERO LEZIONI DI INGLESE AI PIÙ PICCOLI

 

 

 

L’avventura della Kainós Academy® con le lezioni di inglese denominate Happy Children, ovvero quelle per i più piccini, è iniziata come sfida nel 2017.

Generalmente, in Europa, la didattica innovativa si applica dagli otto anni in su.

Tuttavia, l’abitudine ci lasciava perplessi e quello che ci si domandava era se la si potesse applicare ben prima, ovvero, in età non scolarizzata.

In effetti, se si pensa come già Freud1 avesse messo chiaramente in luce gli aspetti cardine dell’apprendimento linguistico nei suoi studi sul polilinguismo e il poliglottismo e come, già nel 1936, Célestine Freinet2 avesse ampiamente dimostrato e protestato il suo “metodo naturale”, sperimentato proprio su sua figlia Bal, ai tempi piccolissima.

Inoltre, se si pensa che, da allora, la ricerca prima e le neuroscienze poi, hanno ampiamente dimostrato come l’udito si sviluppi già al sesto mese di gravidanza e con esso inizi il riconoscimento dei suoni linguistici; i quali, si concretizzano, poi, nei vocalismi tipici della primissima età. Ovvero, in quell’atto che s’identifica come: selezione dei fonemi linguistici.

Infine, sempre la ricerca accademica e le neuscienze hanno dimostrato la straordinaria efficacia della didattica innovativa, proprio perché coinvolge il processo naturale d’apprendimento del cervello umano: corpo-emozione-mente. Tutte ragioni per le quali, in Europa, è enormemente diffusa già dagli anni ’70 e l’EU stessa se n’è fatta e se ne fa strenua promotrice.

Comunque, volendo tralasciare la scienza, basti pensare alla vita vissuta.

Infatti, un bambino, già a tre anni, parla la sua lingua madre in modo fluido e sintatticamente corretto e se ha goduto di genitori particolarmente lungimiranti, usa anche un vocabolario ampio e preciso.

Fatte tali premesse, la risposta ci parve piuttosto scontata: i bambini di tre anni possono e anzi, sarebbe auspicabile che avessero, lezioni di inglese in didattica innovativa.

Ebbene, da questo presupposto, nacque la sfida che, ai tempi, due asili privati milanesi accolsero con gioia e partecipazione.

Vincemmo la sfida.

Così, nacque il percorso di lezioni di inglese Happy Children rivolto ai bambini in età pre-scolare. Da allora, abbiamo continuato a insegnare inglese in didattica innovativa anche a bambini dai tre anni in su.

Oggi, vi voglio parlare proprio d’una mia classe composta da bambini neofiti di 3 e 4 anni.

Hanno appena iniziato il loro percorso e i problemi iniziali son sempre quelli: timidezza da un lato e incapacità di “immaginare” dall’altro.

E qui, scusate; ma lasciatemi indulgere, da glottologa, in quel senso meraviglioso del verbo “immaginare”.

Precisamente, non si tratta affatto di fantasia spicciola, la di cui azione sarebbe “fantasticare”; ma si fa riferimento proprio a quella meravigliosa capacità di dare forma alla fantasia con le immagini, ovvero “creare immagini”, “creare mondi”, magici, potenti, infiniti e plurimi, come l’immaginazione.

Ad esempio, in sede di prima lezione, chiedo sempre ai bambini quali siano i loro personaggi preferiti e i loro giochi.

Regolarmente, mi sento rispondere dei nomi di protagonisti di cartoni animati, di cui ignoro totalmente l’esistenza.

Ciò, ha ben poca importanza, mi serve solo aprire una via, che conduca le straordinarie menti dei miei pupils a immaginare e a emozionarsi, immaginando.

Per fortuna, bastano un paio d’incontri per superare il primo scoglio: la ritrosia.

Resta il secondo, il più grosso e quello che richiederà ancora un paio di lezioni, prima che siano loro a proporre a me e a farsi trascinare, completamente, nella magia.

Tuttavia, è proprio dal secondo incontro, oggi, che comincio a proporre giochi, dal nulla e col nulla, che stimolino la loro curiosità, la loro corporeità e le loro emozioni.

Ora, ogni percorso formativo va sempre studiato con precisione e rigore, perché i discenti non sono tutti uguali.

Con certezza, però, il processo che il cervello umano segue per apprendere, dal primo giorno di vita fino alla morte, è sempre quello.

Quando si ha a che fare con i piccoli, il rigore scientifico e il livello d’attenzione vanno portati ai massimi apici. Nulla può essere lasciato al caso, persino il gioco che sembra il più improvvisato del mondo. Sembra, appunto.

Una dolce fermezza, di montessoriana memoria, per invitare e mai forzare. Coinvolgere e attendere la reazione. Stare sempre molto attenti a cogliere e valorizzare ogni più piccolo moto di libertà e creatività delle piccole, grandi, menti.

A tal riguardo, mi piace invitare a una riflessione. Noi adulti, relazionandoci con queste tenerissime creature, siamo portati a dimenticare che sono esseri umani, in tutto e per tutto. Il senso di protezione e d’amore ci travolgono. I loro straordinari modi fare ci riempiono di tenerezza «ove per poco il cor non si spaura»3.

Tuttavia, l’unica differenza tra noi e loro è che noi siamo giganti e loro nani. Anzi, nel caso specifico, nanissimi.

Per il resto, come noi, hanno i loro piaceri e dispiaceri, le loro preferenze, le loro simpatie e antipatie. Ciò in cui deficiano sono gli strumenti per maneggiare questo bagaglio emotivo; ma c’è, tutto.

Da cui, tre le caratteristiche, che, nel mio lavoro durante le lezioni di inglese Happy Children, devo sempre considerare: fisicità, udito ed emozioni. Nella pratica quotidiana, come ben sanno le mamme, ciò si traduce in: primo, i bimbi indicano tutto se distante, oppure lo toccano e all’apice della goduria, se lo ciucciano pure; secondo, i bimbi ascoltano tutto, in modo quasi morboso; tre: l’entusiasmo, costante, debordante, esplosivo d’imparare qualcosa in più ogni istante e mostrarla al mondo orgogliosi.

Ecco, questo è il naturale percorso che il cervello umano segue per apprendere. Ovviamente, anche il linguaggio.

Per esempio, oggi, ho proposto un gioco in cui, a un certo punto, uno dei miei pupils è stato invitato a dirci cos’era.

Alla sua risposta, compiaciuta e soddisfatta. Nessuno degli altri ha reagito. Io stessa, sono rimasta immobile per qualche secondo.

Nulla al caso, la pausa era voluta, necessaria e misurata.

Quindi, all’improvviso, ho cominciato a correre in circolo, fingendo che la sua risposta m’avesse emozionata tantissimo e ripetendo la parola in inglese.

Un istante. S’è trattato, di un solo istante. Tutti hanno iniziato a ridere e poi, a imitarmi, ripetendo le mie parole; che era poi quel che volevo.

Quindi, mi sono fermata all’improvviso e fingendomi annoiata, ho chiesto loro di fare qualcos’altro.

Ed è stato qui che, nell’euforia della corsa e delle risate, la mia domanda non li ha più lasciati spiazzati. Presto, per ottenere risposte concrete, ci vorranno ancora un paio di lezioni; ma, intanto, ha iniziato a entrare in circolo la vera magia.

Ora, i miei piccoli pupils sono pronti per Kainós® e per entrare nel percorso magico delle lezioni di inglese Happy Children.

Infatti, i protagonisti dei cartoni animati non c’erano già più a fine lezione; fra un paio di lezioni, ci saranno i loro. È sempre così.

Con calma e dolcezza, daremo forma, insieme, a tutte le loro idee, alle loro fantasie, dal nulla e col nulla, creeranno i loro mondi, sempre più in inglese e sempre meno in italiano.

NOTE:

1 L’opera di Freud è ricca di osservazioni illuminanti che riguardano il linguaggio e l’uso delle lingue. In particolare nel 1891, pubblica “L’interpretazione delle afasie”, dove, attribuisce alle immagini sonore un’importanza cardine. Fulcro: rapporto tra rappresentazione di parola e rappresentazione di cosa.

2 Célestine Freinet inizia l’applicazione del suo Metodo Naturale sulla figlia, Bal, di due anni e apre una scuola. Negli anni ’50 comincia a pubblicare i primi volumi. L’opera integrale, col titolo “La méthode naturelle. L’apprentissage de la langue”, verrà pubblicata nel 1968 da Delachaux et Niestlé, Neuchâtel, Paris. Ora, discutibile o no il suo approccio, probabilmente eccessivo, resta inquietante la sua riflessione sulle conseguenze a lungo termine della didattica tradizionale e cito: «Il divorzio fra meccanica e pensiero (…) Sta all’origine di una nuova forma d’analfabetismo, per la quale non è stata ancora inventata la denominazione appropriata: i bambini, gli adolescenti, e gli uomini, che ne sono colpiti, sanno decifrare, ma non comprendono affatto ciò che leggono». Oggi, la denominazione è stata «inventata»: “analfabetismo funzionale” e costituisce la piaga peggiore, più diffusa e più preoccupante per l’EU.

3 ctz. Giacomo Leopardi, “I Canti”, “L’Infinito”, vv. 7-8

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