“LA VIDEOTECA” – Rubrica di film selezionati da noi: «LAND OF MINE-SOTTO LA SABBIA»

«LA VIDEOTECA»

ON DVD: «LAND OF MINE – SOTTO LA SABBIA»

 

 

 

di Elisa Pedini

 

"Kainós Magazine® La videoteca Land of mine-sotto la sabbia"

 

“LAND OF MINE – SOTTO LA SABBIA”, è il secondo appuntamento di questa nuova rubrica su “Kainós Magazine®”.

Il cinema è cultura ed è importante avere una buona videoteca in casa. Questa rubrica nasce, proprio, dal desiderio di proporvi dei film che, secondo me, hanno valore e spessore, sia da un punto di vista di prodotto cinematografico, che, anche e soprattutto, per la tematica trattata.

“Land of mine – Sotto la sabbia” è un lavoro solido ed eccellente, sia dal punto di vista della regia, che dell’interpretazione; oltre, a narrare una storia vera, che prosegue su una tematica già aperta nel nostro magazine: il regime nazista.

Uscita film: 24 marzo 2016

Regia: Martin Zandvliet, regista danese

Fonti storiche: siamo in uno spaccato storico ben poco noto e per la precisione: dal maggio all’ottobre del 1945, in Danimarca. Nella storia moderna danese, questi eventi, a tutt’oggi, sono considerati un tabù, perché, ancora, fonte di vergogna.

La Danimarca è appena diventata una terra libera, dopo 5 lunghissimi anni di dominazione nazista. Anni, che hanno spezzato gli animi di tutti e spento milioni di vite.

Il Reich, di fatto, vacilla da un pezzo.

Praticamente, non ha più risorse umane e pur d’avere soldati, è arrivato a mandare in guerra tutti i maschi dai tredici ai novant’anni.

Il regime sente il fiato delle Forze Alleate sul collo e temendo l’invasione da nord, dissemina le coste occidentali danesi con più di due milioni di mine anticarro e antiuomo.

Dopo la caduta della Germania nazista, le autorità britanniche offrono al governo danese la possibilità di arruolare prigionieri di guerra tedeschi per bonificare la costa.

L’amministrazione danese accoglie subito l’idea e la mette in pratica. La Brigata danese dirige e gestisce l’operazione.

Peccato che, tutta la dinamica, contravvenga la Convenzione di Ginevra del 1929, secondo cui, è vietato obbligare i prigionieri di guerra a svolgere lavori forzati o pericolosi.

Tuttavia, le regole vengono deliberatamente eluse, correggendo il testo da “prigionieri di guerra” a “persone volontariamente arrese al nemico”.

Seppur ci siano discrepanze tra i dati danesi e quelli tedeschi, si stima che circa 2600 uomini, d’un’età compresa tra i 15 e i 18 anni, furono costretti a quel lavoro.

Almeno la metà di loro rimase uccisa o gravemente lesa.

Cast: particolare menzione la merita Roland Møller, che interpreta il Sergente Carl Leopold Rasmussen e che si cimenta, per la prima volta, nel ruolo del protagonista, mostrandosi, attore carismatico, espressivo e vibrante, in grado di comunicare chiaramente pensieri e sentimenti anche attraverso uno sguardo.

Eccezionale l’esecuzione dei ragazzi, soprattutto se si considera che sono tutti dilettanti:

Mikkel Boe Følsgaard

Capitano Ebbe

Louis Hofmann

Sebastian Schumann

Joel Basman

Helmut Morbach

Emil & Oskar Belton

Ernst & Werner Lessner

Laura Bro

Karin

Oskar Bökelmann

Ludwig Haffke

Emil Belton

Ernst Lessner

Oskar Belton

Werner Lessner

Leon Seidel

Wilhelm Hahn

Karl Alexander Seidel

Manfred

Maximilian Beck

August Kluger

August Carter

Rodolf Selke

Tim Bülow

Hermann Marklein

Alexander Rasch

Friedrich Schnurr

Julius Kochinke

Johann Wolff

 

Fotografia: affidata alla geniale Camilla Hjelm Knudsen

 

«LAND OF MINE – SOTTO LA SABBIA»: recensione al film

 

“Land of Mine – Sotto la sabbia” è una pellicola dura, cruda, potente, detonante in ogni senso e d’un impatto emotivo, sconvolgente.

Dopo questo film, non guarderete più una spiaggia con gli stessi occhi.

I fatti storici, descritti sopra, sono parte formante del film e vengono riportati con fedeltà quasi cronachistica.

Tuttavia, gli avvenimenti storici, sono vicende volute e provocate dall’uomo e allora non si può non tenere conto del “fattore umano” e di tutte le implicazioni interiori ed esteriori che ne conseguono.

È noto che, qualsiasi tipo di regime totalitario è basato sulla violenza e sull’oppressione, concependo soltanto due posizioni: o a favore, o contro.

Ne consegue, che, i popoli invasi, macerati in uno stato di terrore costante e reale, vessati dalla violenza, prostrati dalla morte, covano, in loro, rabbia, desiderio di vendetta e sete di rivalsa.

Pertanto, la furia, di chi ha troppo a lungo vissuto e visto orrori indescrivibili, porta alla violenza più cieca nei confronti di qualsiasi persona o cosa divenga, in quel momento, il simbolo del nefando regime.

“Land of mine – Sotto la sabbia” è, anche e soprattutto,tutto questo.

Dunque, è facile comprendere, come i tedeschi siano profondamente odiati.

Poco importa che, i soldati, siano ragazzini, a loro volta, mandati totalmente allo sbando e che poco abbiano capito delle disgrazie umane.

Loro, con le loro divise e la loro lingua, sono solo l’emblema dell’oppressore, del nemico. Lasciati senza cibo e in alloggi, a dir poco, inadeguati.

In quest’ottica, va interpretato “Land of mine – Sotto la sabbia” ed è questo stato d’animo che, dalla prima scena del film, il Sergente Rasmussen comunica.

Così, Al grido di “questa è la mia terra”, sfoga tutta la sua cieca furia, in cui, sono racchiusi tutto il dolore, la frustrazione e l’impotenza, patiti per anni.

Nelle sue grida, c’è lo strazio dell’animo del Sergente, che accoglie quel camion di disgraziati soldati-bambini con tutto l’odio di cui è capace. Che muoiano di fame o dilaniati da una mina non importa a lui, ancor meno alla Brigata danese e meno ancora alla popolazione.

Tuttavia, quei prigionieri, restano ragazzini e nei loro cuori, portano ancora la capacità di sognare e d’immaginare un futuro, quando saranno di nuovo a casa.

Infatti, è proprio quella parte d’innocenza, che si portano dentro, che finisce per spezzare lo “scudo” di Rasmussen, che passa, dall’insultarli senza tregua, al chiamarli “ragazzi”, al parlare con loro, all’avvicinarsi, fino ad affezionarsi.

Sono tutti nella stessa landa desolata, in mezzo al nulla, ognuno coi suoi mostri, le sue paure, il suo dolore.

“Land of mine – Sotto la sabbia” è un film che non lascia scampo.

Ho sentito l’angoscia, ho patito la fame, ho avuto paura insieme ai protagonisti. Ho provato lo strazio dei ragazzi e la dicotomia interiore di Rasmussen, tra l’odio per quei tedeschi e la pietà per quei giovani.

“Land of mine – Sotto la sabbia” è un film sul dolore in tutte le sue sfumature. È un viaggio nell’anima umana.

Pellicola, talmente aspra, che non ho retto e ho dovuto abbassare lo sguardo a ogni mina disinnescata, perché potevo sentire il terrore, tangibile, della morte.

Sapientemente, una sublime fotografia supporta, per contrasto, i sentimenti evocati.

Da un lato, una natura incontaminata, spiagge bianche, sabbia impalpabile, la luce del sole.

D’all’altro, la cupezza della paura, del dolore, della solitudine, della morte.

 

 

Trailer:

 

Rubrica “La videoteca” – uscite precedenti:

 

 

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