«LE MADRI» al PACTA SALONE di Milano: recensione alla spettacolo

«LE MADRI»

 

IN SCENA AL PACTA SALONE DI MILANO FINO ALL’8 APRILE

 

UN’ESILARANTE RIMPATRIATA TRA AMICHE

 

 

 

di Elisa Pedini

 

 

Ha debuttato ieri, lo spettacolo “LE MADRI” al PACTA Salone di Milano, per la regia di Delia Rimoldi, prodotto da Teatro dei Topi, con Livia Bonetti ed Elena Scalet sul palco.

“Le madri”, in cartellone fino all’8 aprile, rientra nel progetto TeatroDonneDiritti.

Uno spettacolo, non tecnicamente perfetto, ma vivo, simpatico, estremamente piacevole e godibile, sia nella recitazione che nello svolgimento. Una commedia che consente di passare un’ora fortemente gradevole di relax.

Tra momenti esilaranti e altri, d’intensità più drammatica, entriamo in un momento preciso della vita di due donne, Elisa e Margherita, ancora bambine capricciose, per certi versi; confuse, sotto molti aspetti; opposte, viene da dire, per caratteri e scelte.

Decisamente, quello che colpisce di “Le madri” è, fuor di dubbio, la recitazione: molto fresca, comica, resa con incredibile spontaneità dalle due attrici in scena.

Infatti, questo rende la performance veramente scorrevole e piacevole, lasciando, a fine spettacolo, una bella sensazione di benessere.

Inoltre, altro aspetto pregevole, è la gestione dello spazio, intelligente e precisa, che dilata il palco a un immaginario appartamento.

Va specificato che, il Pacta Salone, è un ambiente che amo molto, perché rispecchia appieno la mia idea grotowskiana di teatro: lineare, minimalista, niente sul palco che non sia strettamente indispensabile alla recitazione, fulcro totale sull’umanità e quindi sul rapporto: attori e spettatori e una vicinanza spaziale tra gli uni e gli altri, che rende ogni spettacolo, autentico, vero, fisicamente vivibile.

Conseguentemente, sul palco, c’è l’essenziale: un divano, un tavolino e poco altro.

Tuttavia, quello spazio, dilata e lascia inferire, porte, stanze e ambienti, che sfuggono all’occhio fisico del pubblico, ma che ci sono, percepibili e chiari, nell’immaginazione dello spettatore.

Da cui, la sensazione è, proprio, quella di sbirciare, come tante “comari” impiccione, dalla finestra del salotto, quello che succede dentro all’appartamento di Elisa, la quale, non ci respinge, ma ci apre quella finestra, nel momento in cui, Margherita, le piomba in casa senza preavviso.

Inizialmente, il fastidio dell’una e l’imbarazzo dell’altra, non sono chiari.

Poi, capiamo che le due non si vedono da tre anni, probabilmente, non si sono neppure sentite; ma, le ragioni di tale distanza non sono chiare.

Elisa, ha partorito da sette mesi e ha perduto il padre da poco. La coincidenza di questi eventi, porta Margherita a rientrare, di colpo, nella vita dell’amica.

Questo incontro, tanto improvviso, quanto inatteso, porta le due donne a raccontarsi, a confrontarsi, a ritrovarsi.

Nel loro cercare di ricucire un rapporto, finiscono per scandagliare e forse, comprendere, anche il rapporto con le loro rispettive madri, con le quali, invece, la relazione appare conflittuale.

Sotto questo punto di vista, mi piace sottolineare un aspetto in particolare: Margherita non parla con sua madre Anna, la quale, però, ha creato un rapporto profondo con Elisa.

Il concetto sotteso, è molto interessante e sottolinea il focus della performance.

Inoltre, reazioni e motivazioni, non solo, sono coerenti con i personaggi: Margherita ascolta, giudica e parla da figlia, mentre Elisa, lo fa da amica; ma risultano, anche, probabili, dunque, portano ad alzare l’interesse di chi guarda e a prestare attenzione tanto all’azione in sé, quanto alla causa o alle cause, che hanno prodotto tali effetti.

Purtroppo, questo non avviene sempre. La sceneggiatura risulta fragile in più punti e scricchiola.

Ciò, non consente una consecutio logica tra eventi evocati del passato ed eventi presenti nella vita delle due donne, ormai adulte. Difatti, s’inferisce che elle abbiano, ormai, una trentina d’anni. È questo il punto che mi solleva qualche perplessità e mi porta a descrivere lo spettacolo come non tecnicamente perfetto. Alcune incongruenze tempistico-evocative e certune contestualizzazioni, che specificano eventi, ma ne tralasciano altri, non consentono lo stabilirsi d’una mimesis, o, d’un qualunque legame empatico con le protagoniste.

In altre parole, sono rimasta a quella finestra a guardare dentro casa di Elisa, ad ascoltare la sua conversazione con Margherita, insomma, a farmi i fatti loro, senza, però, cum partecipare con le loro posizioni, o reazioni, o affermazioni. Le ho guardate e basta, facendomi, tuttavia, delle gran risate, sicuramente.

In conclusione, quest’aspetto tecnico, doveroso da indicare in critica, nulla toglie all’effetto di comicità spassosa resa da un’interpretazione molto rapida e disinvolta, che lascia, a fine spettacolo, quelle sensazioni d’appagamento e divertimento finali.

 

 

 

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