Klimt & Schiele. Eros e Psiche: recensione al film

KLIMT & SCHIELE. EROS E PSICHE

 

UN FILM CAPOLAVORO TRA STORIA, ARTE E SOGNO

 

AL CINEMA SOLO IL 22, 23, 24 OTTOBRE

 

 

di Elisa Pedini

KLIMT & SCHIELE. EROS E PSICHE, per la regia di Michele Mally, è il secondo appuntamento di quest’anno del fantastico progetto, esclusivo Nexo Digital, “La Grande Arte al Cinema”.

Nelle sale italiane solo il 22, 23 e 24 ottobre (tutte le sale sul sito Nexo Digital).

Una pellicola straordinaria, coinvolgente, compatta nella regia e nel montaggio.

Un prodotto di qualità eccellente sia dal punto di vista cinematografico, che contenutistico.

Klimt & Schiele. Eros e Psiche promette e mantiene un viaggio nella storia, nella società, nella cultura della Vienna dei primi diciot’anni del ‘900 e quindi, come questi abbiano influenzato e siano entrati nelle anime, nelle vite e nelle opere di Klimt e Schiele.

In questo modo, si viene completamente calati all’interno della loro realtà, sia fisica che emotiva, giungendo a una comprensione profonda dei loro caratteri e delle loro opere.

Il film si apre proprio con la morte di Schiele, avvenuta il 31 ottobre del 1918, per aver contratto il virus della Spagnola.

A tutt’oggi, viene ricordata come la più grave pandemia mai occorsa in Europa.

Schiele affronta la morte, guardandola dritto in faccia, ovvero, dipingendola.

Egon, l’artista che s’era messo, letteralmente, nudo, davanti all’arte.

Lui, che s’era fatto strumento dell’arte dell’arte stessa.

Per lui, che visse la pittura come una profonda autoanalisi, dipingere la morte, la sua, morte, diventa il mezzo per l’ultima, estrema, riaffermazione della vita.

È un momento storico e sociale prostrante, caratterizzato dalla paura e dall’incertezza profonde.

Nel 1914, era stata proprio l’Austria a dichiarare guerra.

I grandi fasti imperiali nascondevano, dietro alle icone del successo, del lusso e degli eccessi, il fantasma d’una crisi profonda, che, ora, si mostra macabra e ineluttabile.

L’Impero austro-ungarico sta crollando.

Dove non ha sterminato la guerra, lo ha fatto l’epidemia di Spagnola.

Inoltre, i grandi artisti della Secessione si sono spenti.

Infatti, Gustav Klimt è morto proprio pochi mesi prima di Schiele.

Il grande genio di Klimt, che ha rivoluzionato l’arte, portando nella pittura l’inconscio e l’erotismo. Un uomo bello, ma profondamente schivo. Seduce, in senso stretto e in senso lato, con il suo fascino, il suo carisma e il suo talento.

Ma, la sua arte è considerata oscena.

Tuttavia, Gustav non se ne cura e va acanti per la sua strada, a sedurre facoltose signore, che gli crollano ai piedi e a produrre capolavori.

Inoltre, è questo il periodo in cui Freud comincia a diffondere i suoi studi sulla psicoanalisi.

Da un lato, Freud, che sovverte i parametri convenzionali, mostrando i diversi livelli dei linguaggi psicologici.

Soprattutto, le pulsioni istintive, che soggiacciono e che s’esprimono in modo radicale.

Dall’altro, Klimt e gli altri artisti sovvertono i parametri della pittura e rompono con i padri dell’arte.

Provocatoriamente, Freud pubblica L’interpretazione dei sogni con una data simbolica: 1900.

Dunque, comincia un nuovo tempo, che non è quello fisico, bensì quello interiore.

Così, la Giuditta di Klimt, lasciva e assassina, che prova quasi un piacere erotico nel tenere fra le mani la testa di Oloferne, sconvolge e spaventa.

In più, il Fregio di Beethoven di Klimt e la sua voluttuosa ed ambigua rappresentazione della vittoria del male sul bene, della luce sulla tenebra, diviene per Schiele fonte di primaria ispirazione, nonché tematica centrale della sua produzione artistica.

Infatti, Schiele coglie proprio i lati d’ombra delle emozioni umane.

Cosa si cela in un abbraccio? Il bisogno, la fragilità, la stretta, la durata.

Dove porta un bacio? Al paradiso e all’inferno.

In questo periodo, la Salomè di Strauss è un successo enorme e uno scandalo inverosimile.

Tre anni dopo, Klimt produce il suo Bacio e qui il piano trasla in un’atmosfera di voluttuosa simbologia.

Schiele reinterpreta il quadro del suo Maestro portandolo all’apice dell’ambiguità e dello scandalo, perché a baciarsi, nella sua opera, sono un cardinale e una suora.

Nella cristianissima Vienna scatta la condanna per oscenità.

Infatti, egli è considerato uno dei maggiori artisti erotici, tanto che i suoi quadri non circolano all’interno del mercato d’arte, ma solo in quello porno.

Inoltre, Egon ha un carattere impossibile, rude, violento. Maltratta le sue modelle fino a condurle all’estremo dello stress psichico. La sua prima modella è stata la sorella Gertrude, con cui ha un rapporto talmente morboso, da sfiorare l’incesto.

Tuttavia, con questo suo modo patologico d’interagire con la donna, Schiele libera la sessualità femminile dalla prigionia in cui il maschio e lo sguardo maschile l’avevano relegata.

D’altronde, la società vede la figura della femminile mutare nel suo ruolo pubblico. La donna non è più passiva, emerge.

Basti pensare al salotto di Berta Zuckerkandl, che diviene crocevia di tutti gli artisti, letterati e intellettuali più in vista, o allo studio di Dora Kallmus, la quale s’afferma come la più famosa, acclamata e pagata fotografa della capitale.

Ne consegue che la visione che Klimt e Schiele passano della donna nella loro arte, sia proprio questa: una donna libera, emancipata, che si distingue.

Concludo con una riflessione che, potentemente e magistralmente, il docu-film Klimt & Schiele. Eros e Psiche riesce a far vivere in sala: chi guarda un quadro vi sovrappone i propri stati psichici ed emotivi.

Esasperando il corpo e le posizioni, Klimt e Schiele esaltano proprio quest’empatia emotiva, che, fotogramma dopo fotogramma, si trasmette, con grande forza, allo spettatore. Trailer per gentile concessione Nexo Digital:

 

 

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