INTERVISTA A STELVIO MESTROVICH

STELVIO MESTROVICH:

 

UNO SCRITTORE NELLE CORDE KAINÓS®

 

 

LA MUSICA:

IL FILO CONDUTTORE DELLA SUA VASTA E POLIEDRICA ATTIVITÀ DI POETA, SCRITTORE E CRITICO

 

 

di Claudio Vainieri

 

 

Nel vasto panorama dell’offerta formativa accademica della Kainós Academy®, s’è inserito a inizio settembre un nuovo Dipartimento di studi tutto dedicato alla Musica.

Com’è noto, il nostro Magazine è sempre alla ricerca di personalità originali, geniali e poliedriche, che dimostrino quanto l’amore per lo studio e la cultura e il duro lavoro possano fare la reale differenza nella vita.

Ph by Stelvio Mestrovich

Quindi, questa volta, ho pensato di proporvi proprio una di queste figure straordinarie: Stelvio Mestrovich.

Stelvio nasce a Zadar, nell’ex Jugoslavia, da genitori italiani il 20 giugno 1948.

Esule politico, ha vissuto i primi anni a Venezia, poi a Firenze, quindi in Versilia, più precisamente a Lido di Camaiore e a Viareggio.

Dopo la maturità classica, ha sposato una lucchese, e a Lucca si è stabilito fino a oggi.

Stelvio Mestrovich è una figura intellettuale poliedrica, critico letterario e musicale, s’è occupato di lirica e narrativa noir con un filo conduttore preciso: la Musica, per la quale, nutre una passione profondissima che riverbera nel fuoco della sua anima, nell’armonia delle sue liriche e nelle tematiche della sua letteratura.

Inoltre, non da ultimo, si occupa anche di teatro.

Infatti, l’ultima fatica letteraria di Stelvio Mestrovich, in uscita proprio in questi giorni, s’intitola proprio “La commedia nella leggenda e altre storie”.

Trattasi d’ un noir intrigante, ambientato nel mondo di giovani attori del 1600; ma non voglio svelarvi nulla di più a riguardo.

Per tali ragioni, è facile comprendere come la sua figura si mostri sublime e perfetta per Kainós Magazine®.

Ora, con molto piacere, lascio la parola a lui: Stelvio Mestrovich.

D: Benvenuto a Stelvio Mestrovich. Un percorso artistico e culturale tra poesia, musica e narrativa.

Qual è il filo conduttore del suo excursus?

Se dovesse scegliere un momento, un’immagine o anche solo un aneddoto di questo percorso, quale ci vorrebbe raccontare ?

SM: Ho iniziato a scrivere poesie che avevo meno di vent’anni. Sono state pubblicate in diverse antologie e hanno vinto diversi Premi Letterari anche di un certo rilievo.

Poi, fatta amicizia con il prof. Renato Vecellio, italiano, ma residente a Vienna, le mie liriche sono state lette sia nei principali Caffé Letterari sia alla Radio Viennese, magistralmente tradotte in tedesco da Vecellio.

Quindi, mi ha voluto conoscere il poeta Josef Neubauer e con lui ho scritto il libro bilingue “Il Ponte-Die Brucke”, che è stato presentato al Vecchio Municipio di Vienna e in diverse città austriache e tedesche.

Le mie liriche hanno una certa musicalità, risentono cioè del mio amore per la Musica.

Il vero filo conduttore di ogni mio scritto.

Ph by Stelvio Mestrovich

Infatti, esaurita la vena poetica e volendo allargare il campo in altre discipline letterarie, dopo una visita casuale alla città di Legnago, mi sono musicalmente innamorato di Antonio Salieri, ben prima dell’uscita del film “Amadeus” (film del 1984, per la regia di Miloš Forman, tratto dall’omonima opera teatrale di Peter Shaffer, liberamente ispirata alla vita di Mozart; n.d.r.) che, ai tempi, ne riportò alla ribalta la figura, seppur in maniera negativa.

Mi accorsi, con profondo dispiacere, che la gloria cittadina era ben poco conosciuta dai legnaghesi.

Quindi, fatta amicizia con il M° Bologna, persona squisita e direttore del Museo Fioroni, dove c’era una Sala interamente dedicata a Salieri, dato il mio strarompente interesse per il compositore, mi sono stati fatti vedere alcuni rari documenti e altri, in fotocopia, inviati direttamente a casa, dove li ho potuti studiare.

Ai tempi, mi ha aiutato anche il prof. Otto Biba di Vienna, Direttore dell’Archivio di Stato.

Poi, di aneddoti ne avrei tanti da raccontare. O forse sarebbe meglio definirli “dispiaceri”.

Ph by Stelvio Mestrovich

Mi sono battuto per dieci anni, con l’aiuto del prof. Vecellio, per fare collocare una lapide sulla facciata della casa in Goettweihergasse numero 1, in cui visse per oltre 30 anni Antonio Salieri, onorando con la sua musica, la città di Vienna e tutta l’Europa, e il giorno in cui è avvenuto ciò, non mi hanno invitato allo scoprimento della targa. Erano presenti, naturalmente, tre personaggi politici, ma non il sottoscritto, fautore dell’iniziativa.

Davvero, dopo tanto lavoro, ci rimasi male.

Altrettanto, dicasi a Trieste per il ridotto del Teatro “G.Verdi”, intitolato al M° e compositore Victor De Sabata, dopo mie innumerevoli insistenze e scambi di corrispondenza con l’allora sindaco di Trieste.

Prima, non c’era niente che, nella città alabardata, ricordasse il grande triestino De Sabata.

Ebbene, anche in quell’occasione, non solo non sono stato invitato; ma quel che più mi ferì, neppure menzionato.

Esattamente, come a Vienna.

Prima di passare oltre, vorrei fare delle precisazioni, per quanto riguarda il film “Amadeus”, che, a mio avviso, ha l’unico merito di avere riportato alla ribalta Antonio Salieri, come ho detto. Infatti, è pieno di inesattezze storiche e musicali. I direttori d’orchestra non esistevano nel Settecento. I “Capezzoli di Venere”, di cui Salieri era ghiotto, non c’erano nel Settecento. Sono stati “imitati” dopo il successo del film. Salieri non uccise Mozart. Il Maestro legnaghese era famoso in tutta Europa, era insegnante di Musica dell’Imperatore, i teatri si riempivano quando c’erano le sue opere, balletti, sinfonie et varia. Aveva donne a volontà (non era vero che solo Mozart aveva conquistato il corpo del soprano Cavalieri, ma ben prima ci era riuscito anche Salieri che le dava lezioni di canto); Mozart era geloso del successo di Salieri. E non viceversa. Mozart è un compositore da ridimensionare. Plagiava a tutto spiano. E Andrea Luca Luchesi ne seppe qualcosa. (sic!)

 

D: Veniamo alla musica di cui è teorico e critico. Musica barocca e i compositori dimenticati, di cui ha ampiamente scritto. Tematica molto cara alla nostra Accademia, visto che uno dei nostri corsi è proprio “Canto rinascimentale e barocco”. Ce ne può parlare? Come ha affrontato questa ricerca e qual era il suo intento?

SM: I miei studi mi hanno portato ad allargare, con entusiasmo, la completa visione del mondo musicale del Settecento sia a Vienna sia a Venezia sia a Napoli – le tre Musikstaedte del secolo d’oro.

Quindi, mi sono trasformato in una specie di “archeologo musicale”, riscoprendo compositori all’epoca famosissimi e poi scomparsi nel nulla o quasi.

Ad esempio: Pietro Alessandro Guglielmi di Massa, Andrea Luca Luchesi di Motta di Livenza (TV), Fischietti, Anfossi, Traetta, Gazzaniga,Viotti, Galuppi, Sarti, Jommelli e altri ancora.

Quindi, li ho tutti raccolti nel primo volume d’un mio ampio lavoro sulle vite e le opere dei compositori dimenticati dal 1600 al 1900.

Senza la pretesa di insegnare, ma con lo scopo preciso di fare rimanere nella mente del lettore almeno uno di questi compositori dimenticati dalla critica di regime.

In campo musicale, mi sono occupato anche di W.A.Mozart, riscuotendo interesse anche in Francia. In effetti, il mio è un taglio originale e approfondito. Parlo del “divin fanciullo” come “il Cagliostro della Musica”, da cui il titolo del mio stesso libro e come “massone”.

Di seguito, un libriccino, la prima biografia mondiale, su Anton Diabelli, che riveste un ruolo importante sia in campo musicale sia in campo tipografico. Fu il primo a pubblicare le musiche di Franz Schubert.

 

D: Arriviamo alla narrativa. Gialli e noir ambientati prima a Venezia e poi a Vienna.

Ovvero, le due città legate a Salieri e Mozart, di cui, egualmente, s’è approfonditamente occupato. Coincidenza o volontà? Ce ne può parlare?

Ph by Stelvio Mestrovich

SM: Volontà, direi, per predilezione personale, perché sono tre le città che mi hanno sempre affascinato: Vienna, Venezia e Mosca.

Parliamo di Venezia. Città che conosco a menadito. Esule dalmata, dal mio primo anno di vita al settimo, ho abitato nel Sestiere di Cannaregio a Venezia. E proprio la città lagunare mi ha ispirato il mio primo libro poliziesco. Un giallo che ha avuto un buon successo e che ha come protagonista l’ispettore Giangiorgio Tartini di Pirano d’Istria, diplomato in violoncello e laureato in legge.

Ecco- un nuovo legame con la Musica, che, come ho detto, è il vero filo conduttore della mia opera.

Non volendo fare il concertista, Tartini intraprende la carriera in Polizia.

Ho amato molto questo personaggio, tanto che è protagonista anche nei libri successivi “La sindrome di Jaele” e “Il mistero della Maschera Rossa”.

Nelle mie trame, si parla spesso di musica, di concerti, dove, appunto cito compositori come Salieri, Guglielmi, Cimarosa, Traetta, Galuppi.

Parlando di Vienna, per esempio, un altro mio personaggio è il commissario della Polizia Austriaca Clemens Pallavicini, nobile, pianista, di origine italiana. Nonostante, trovassi bella la trama del libro, perché vi si parla ancora di musica, di concerti e del “Rigoletto” e altresì, interessante la figura del protagonista, non ho riscosso un plauso particolare dal pubblico e per tutta una serie di motivi, ho dovuto abbandonare questo personaggio.

Adesso ho abbandonato il genere poliziesco e sono passato ai racconti e ai romanzi di genere “classico”.

Per lo più, ora, ambiento i miei lavori o a Venezia o, più spesso, a Mosca.

Proprio qui, è nato quello che considero il mio piccolo capolavoro editoriale: “Maria Ivanovna Petrova”.

Trattasi, d’una tragica storia d’amore fra un Conte moscovita e una giovane e talentuosa violinista, figlia di macellai, di povera gente.

E anche qui, tanti i legami con la Musica e con la storia della mia amata Mosca.

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